“PROGETTARE IL FUTURO” accordo tra Piccola Industria Confindustria e

La rivoluzione digitale apre opportunità strategiche per le imprese a patto che sappiano adeguare i loro modelli di business alla visione del futuro. Le PMI, in particolare, hanno la possibilità di essere protagoniste, grazie alle loro caratteristiche di flessibilità e artigianalità: un modello produttivo già di suo vicino alle richieste dei nuovi consumatori.

L’accordo “Progettare il futuro. Accelerazione, trasformazione digitale, competitività” siglato tra Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo prevede soluzioni – finanziarie e non – dedicate, soprattutto, a supportare le imprese nel migliorare la loro capitalizzazione ed a cogliere le occasioni della digitalizzazione nei nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale. L’importo complessivo delle linee di credito, dei finanziamenti e degli altri interventi previsti vale 90 miliardi di euro, con una durata triennale che permette di focalizzarsi su diversi temi, garantendo continuità.

Per sensibilizzare le PMI sul 4.0, far conoscere le agevolazioni introdotte dal Piano Nazionale Industria 4.0 e le soluzioni previste dall’accordo, è in corso un roadshow che ad oggi ha già toccato, in collaborazione con le associazioni territoriali, più di 20 tappe, coinvolgendo circa 3.000 imprenditori. L’elemento caratterizzante di questo tour digitale nel Paese è di svolgersi in aziende già avanti nel 4.0, che possano quindi essere esse stesse esempi da seguire per le altre imprese. Sul sito di Confindustria è possibile seguire programmi, news e video relativi agli eventi.

Attivo il DIH del Trentino Alto Adige

Anche il Trentino Alto Adige ha il suo Digital Innovation Hub. Grazie all’intesa siglata dalla Confindustria regionale, da Confindustria Trento, Assoimpreditori Alto Adige, Hit Hub Innovazione Trentino (società che promuove la ricerca e l’innovazione del sistema regionale) e IDM Alto Adige (azienda speciale della provincia di Bolzano e della Camera di Commercio che fornisce servizi di innovation e marketing), il sistema di supporto per la digitalizzazione delle imprese conquista un’altra regione.

La piattaforma, secondo le indicazioni del Governo, nasce da un accordo tra Confindustria e le altre realtà locali interessate a favorire l’innovazione delle imprese. Per questo – come indicato dal Piano – il compito dei Digital Innovation Hub sarà quello di far conoscere alle pmi tutte le opportunità esistenti, fornire loro servizi di mentoring, supportarle nell’attività di pianificazione di investimenti innovativi e nella richiesta di strumenti di finanziamento specifici pubblici e privati.

“Nella prossima Legge di Bilancio – ha detto Stefan Pan, vice presidente di Confindustria e presidente della rappresentanza regionale del Trentino Alto Adige – si potrebbe ragionare di misure a favore della formazione dei dipendenti. Il Piano Industria 4.0 potrà, infatti, funzionare solo se le imprese avranno a disposizione collaboratrici e collaboratori 4.0”.

Aziende 4.0: e tu cosa fai?

Si terrà Giovedì 19 ottobre alle ore 17 presso Fiorini International spa (Via Maestri Del Lavoro 13 – Trecastelli AN), l’incontro (vedi programma in allegato) dedicato da Confindustria Marche Nord alle imprese per approfondire il piano di azioni dell’Associazione sull’Industria 4.0 e la manifattura del futuro.

Per partecipare è necessario registrarsi al seguente link: https://goo.gl/VQsRSN

 

Big Data, il nuovo petrolio dell’economia

La quarta rivoluzione industriale rappresenta la fusione dei mondi fisici, digitali e biologici. Aree come la robotica, l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose hanno raggiunto progressi travolgenti, ma al centro di questa trasformazione c’è la più ricca delle potenze, quella rappresentata dalle persone collegate tra loro mediante dispositivi che generano grandi quantità di dati, i Big Data.

Nel 2015, gli utenti di Facebook hanno inviato in media più di 31 milioni di messaggi e hanno visualizzato circa 3 milioni di video al minuto. Le informazioni digitali si raddoppiano velocemente, ogni anno il loro volume cresce a livelli esorbitanti. Entro cinque anni nel mondo ci saranno oltre 50 miliardi di dispositivi connessi, tutti sviluppati per raccogliere, analizzare e condividere dati.

Rispetto a un secolo fa infatti oggi sono i giganti che trattano i dati ad avere una posizione egemone nel sistema di mercato, a gestire il nuovo “petrolio” dell’economia, la risorsa più preziosa al mondo, in grado di stravolgere l’ordine della ricchezza mondiale.

Apple, Alphabet (casa madre di Google), Microsoft, Facebook e Amazon sono infatti le aziende ad avere oggi il maggior valore sui mercati. Tutte e cinque fondano la loro ricchezza sui dati raccolti dagli utenti che utilizzano i loro prodotti, nuovo capitale più importante e redditizio del bene o del servizio stesso che producono. Il successo dei giganti giova anche i consumatori: molti avrebbero difficoltà a navigare senza il motore di ricerca di Google, tantissimi usufruiscono della consegna in un giorno di Amazon e si informano mediante il flusso di notizie su Facebook. Questi servizi potrebbero sembrare gratuiti ma in realtà gli utenti pagano consegnando loro preziosissimi dati, un controllo che  conferisce alle aziende un enorme potere.

Gli smartphone e Internet hanno reso i dati abbondanti e onnipresenti. Che tu stia andando a correre, guardando la TV o bloccato nel traffico, ogni tua attività lascia un segno che verrà memorizzato. Non solo. Dai treni della metropolitana alla macchina del caffè tutti i tipi di dispositivi stanno diventando fonti di dati. Il mondo sarà presto pieno di sensori collegati in modo che le persone lascino una traccia digitale, generando dati ovunque vadano e qualsiasi cosa facciano, anche se non sono collegati a Internet.

Attraverso i dati le grandi aziende conoscono cosa piace di più generando nuovi prodotti più mirati rispetto alla richiesta e alle necessità degli utenti. La personalizzazione dei servizi è una cosa positiva, gli utenti vi trovano risposte più vicine ai loro bisogni, ma oggi più che mai diventa necessario gestire la proprietà dei dati. Questi appartengono alla persona e non possono essere usati come merce da vendere o scambiare, tenendone il reale proprietario all’oscuro. Occorre riportare al centro le persone e il loro benessere. Innovazione si, ma sempre con il cittadino come beneficiario primario, il valore dei nostri dati infatti lo decidiamo noi mediante le nostre azioni.

Un esperimento sociale firmato Kaspersky Lab, società di cybersecurity, a Londra ha voluto richiamare l’attenzione su questo tema, con il Data Dollar Store, un negozio, apparso dal 6 e il 7 settembre 2017, dove si potevano comprare alcune opere dello street artist Ben Eine, soltanto con i propri dati personali. L’idea sembrerebbe una provocazione utopica, ma potrebbe anche essere una realtà non troppo lontana, visto il valore che tutti, banche e istituzioni oltre agli addetti ai lavori, cominciano giustamente a riconoscere ai Big Data.

Conferenza di presentazione dei risultati del Piano Nazionale 4.0

Gli incentivi di Industria 4.0 “stanno funzionando”, tanto che gli ordinativi dei beni strumentali sono cresciuti del 9% nei primi 6 mesi del 2017: bene vanno anche la spesa per la ricerca e il fondo di garanzia, mentre occorre accelerare sulla banda ultralarga.

Il bilancio del primo anno del piano varato dall’ex governo Renzi e affidato alle cure del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda è positivo e consente di ampliare il raggio d’azione dando vita a “Impresa 4.0”, che vedrà lo spostamento del focus “da manifattura e servizi, a competenze e lavoro”. Il Governo Gentiloni ha dato disponibilità a rifinanziare le misure principali, rivedendo “le aliquote e i perimetri degli incentivi”, “compatibilmente con le risorse di finanza pubblica disponibili”.
L’occasione per fare il punto sul piano che ha come obiettivo centrale un incremento di 10 miliardi negli investimenti privati nel biennio 2017-2018 è stato l’appuntamento alla Camera dei Deputati, dove, dopo la riunione della cabina di regia, sono stati illustrati i risultati del programma dai quattro ministri coinvolti: oltre a Calenda, il titolare dell’Economia Pier Carlo Padoan, quello del Lavoro Giuliano Poletti e della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli.

Il numero più significativo l’ha fornito proprio Calenda, sottolineando che “l’incremento degli ordinativi sul mercato interno di beni strumentali è stato pari al 9% nel primo semestre del 2017 su base annua, con picchi del +11,6% per macchinari: inoltre, le attese ad agosto 2017 sugli ordinativi delle imprese manifatturiere, ai massimi livelli dal 2010, consolidano il trend”.

Aumentano le imprese che investono in ricerca e sviluppo, ma cresce anche l’ammontare della spesa in questo settore. Positivi altresì i dati sull’importo dei crediti garantiti dal Fondo di Garanzia (+10,7% nei primi 8 mesi del 2017) e sui contratti di sviluppo (1,9 miliardi di agevolazioni). Occorre, invece, accelerare sulla banda ultralarga, visto che al ritmo al quale si sta andando si rischia di non riuscire a centrare gli obiettivi al 2020: per questo, ha annunciato il ministro Calenda, “stiamo puntando a mettere qua altri 3,5 miliardi da fondi non spesi o da bandi meno costosi”.

“La riunione della cabina di regia – ha detto Giulio Pedrollo, vice presidente di Confindustria per la politica industriale – è stata molto positiva: Confindustria ha confermato la necessità di dare continuità agli incentivi e abbiamo registrato la disponibilità del Governo. È un segnale importante e renderà più stabili i segni di crescita dell’economia. Proseguire lungo la rotta già tracciata è indispensabile per permettere alle imprese di avere un orizzonte temporale più ampio per valutare nuovi investimenti e avviare il percorso di trasformazione digitale. I nostri associati hanno reagito positivamente e stanno investendo, anche grazie all’attività di informazione e formazione che Confindustria ha fatto con tutto il sistema per promuovere il Piano e sensibilizzare le imprese. Abbiamo spiegato Industria 4.0 e i suoi strumenti ad oltre 10.000 aziende: ora siamo pronti a continuare la sfida”.

Cos’è la tecnologia digitale gemellare e perché è così importante anche nel settore automobilistico

Uno dei principali progetti di innovazione dell’Industria 4.0 è il cosiddetto “gemello digitale”: il modello virtuale cioè di un processo, prodotto o servizio. È semplicemente un ponte tra il mondo fisico e quello digitale che permette di avere una più dettagliata analisi dei dati ed un monitoraggio sicuro dei sistemi per risolvere problemi, sviluppare nuove opportunità e persino simulare il futuro. Un gemello digitale può essere creato infatti ancor prima che l’oggetto fisico a cui si riferisce sia stato prodotto e può archiviare le informazioni relative ad esempio al suo assemblaggio, trasporto e gestione. Ma come funziona un gemello digitale? I componenti intelligenti, che utilizzano i sensori per raccogliere informazioni, sono collegati ad un sistema cloud che riceve ed elabora tutti i dati in ambiente virtuale per poi applicarli nel mondo fisico. La NASA in questo ambito fa da pioniera. È stata infatti la prima ad utilizzare questa tecnologia nel settore aerospaziale per riparare i sistemi che non si trovano in prossimità.

Il concetto di gemello digitale è in circolazione fin dal 2002 e anche se ci sono ancora molte caratteristiche innovative inesplorate, è oramai considerato indispensabile in ambito aziendale e uno dei dieci principali trend tecnologici (secondo la società americana Gartner). Un concetto chiave quindi per un’ampia gamma di settori industriali tra cui energia, mobilità, beni di consumo ed assistenza sanitaria, per i quali fornisce molti vantaggi tecnici per diversi casi d’uso e risolve molti dei problemi odierni soddisfacendo i requisiti di settore. Poiché gli oggetti, nel corso del loro ciclo di vita, interagiscono con molte entità diverse, la facilità di interazione con il gemello digitale ed il controllo sui dati degli oggetti diventano aspetti chiave.

Lo Internet of Things ha recentemente introdotto lo IOTA, una criptomoneta dedicata esclusivamente agli oggetti connessi ad internet, che consente di effettuare delle micro transazioni tra diversi dispositivi per scambiare servizi, risorse e dati. Le automobili connesse sono, come ormai sappiamo, una fonte inesauribile di informazioni per costruttori, fornitori e compagnie di assicurazioni. Una prima applicazione praticabile di un gemello digitale con IOTA è CarPass. La soluzione acquisisce in modo sicuro i dati telematici (ad esempio il chilometraggio, i percorsi effettuati, i dati ambientali e quelli di manutenzione) e li memorizza nel gemello digitale, consentendo ad un veicolo di raccontare la sua storia: dove è andato, cosa ha fatto e come è stato trattato. Ciò offre molti vantaggi, come ad esempio il controllo del chilometraggio a prova di manomissione, evitando frodi nel mercato delle auto di seconda mano. Inoltre ci garantisce una panoramica sicura sulla modalità di guida del veicolo: se è stata usata per pochi e lunghi viaggi oppure per molti e brevi e la sua manutenzione, determinando così il suo valore.

Oltre alle enormi potenzialità del digitale in relazione ai beni fisici, restano sempre validi i rischi di sicurezza nell’adozione di una tale tecnologia. Più cresce la mole delle informazioni raccolte maggiore sarà l’esigenza di gestirle con rispetto e tutela. La sicurezza nei dati e la loro autenticità è infatti sempre necessaria quando dobbiamo riporre fiducia in chi li raccoglie e li gestisce per noi.

DIGITAL INNOVATION HUB: L’ITALIA 4.0

Nuove bandierine che, settimana dopo settimana, vengono piantate sulla mappa della nostra penisola. È la rete dei Digital Innovation Hub, porta di accesso delle imprese al mondo di Industria 4.0.

Il progetto è partito immediatamente dopo la presentazione del Piano Nazionale Industria 4.0, coinvolgendo l’intero sistema di Confindustria. Attualmente sono circa 20 le iniziative in corso, promosse dalle varie associazioni territoriali. Questa attività ha permesso anche la condivisione delle linee guida con cui definire il ruolo dei DIH, i servizi offerti e il percorso per la loro creazione. Previste anche sinergie con i DIH europei, allo scopo di ampliare le opportunità di sviluppo.

Stimolare la domanda di innovazione delle imprese, sensibilizzare le imprese, creare un ponte tra imprese, mondo della ricerca e finanza: questo il compito di un Digital Innovation Hub, con l’obiettivo di costruire una rete nazionale che colleghi direttamente offerta e domanda di innovazione. Risultato per il quale Confindustria, grazie alla sua storia e al suo forte radicamento sul territorio, può svolgere un ruolo decisivo.

Al momento i territori con Digital Innovation Hub già costituiti sono: Trentino Alto Adige, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Pordenone, Parma, Umbria, Sardegna, Calabria, Campania e Basilicata. Mentre Marche, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia stanno scaldando i motori. Abruzzo ed Emilia Romagna sono in via di progettazione.

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Ecco l’industria 4.0 al 100 per cento made in Italy di cui Olivetti sarebbe fiero

L’industria 4.0 è ormai popolare (a parole) quanto la pizza. In Italia ci sono convegni, conferenze, workshop su base settimanale. Alla base dell’industria 4.0(di seguito I4.0) c’è una cosa sostanzialmente invisibile: i dati. Per semplificare, possiamo fare un paragone con il corpo umano. I vari elementi esterni della I4.0 sono associabili a mani, a piedi, ad occhi, alla pelle e persino al cervello. Tuttavia esiste una cosa, nel nostro corpo, necessaria a garantirci la vita: il sangue.
Il sangue trasporta ossigeno e nutrimento in tutto il corpo e lo mantiene in vita. Allo stesso modo, senza i dati l’intero apparato della I4.0 semplicemente non esiste. O, per meglio dire, i singoli elementi (siano essi impianti di produzione, cellulari che raccolgono dati, sensori gps etc..) esistono, ma la mancanza di connessione e interazione (scambio dati) tra di loro, che è alla base della I4.0, li rende degli oggetti inutili o la cui sopravvivenza nel tempo è limitata.
Spesso il concetto di dati viene associato ad altri temi, quali la conservazione dei dati in remoto, la loro trasmissione sicura (via rete) e ovviamente il backup (copie di sicurezza, nel caso di qualche incidente, Wannacry qualcuno se lo ricorda?).
I grandi gruppi stranieri sono leader nella I4.0, specialmente quando si parla di dati: da Microsoft a Ibm, da Siemens a GE hanno conquistato alcune aree legate al mondo dei dati: cloud storage, backup etc.. Per schiarirmi le idee, sulla I4.0, ho pensato di dare un’occhiata in giro, per vedere se anche noi italiani, che ai tempi di Adriano Olivetti insegnammo ad Ibm come fare i computer, avessimo qualche gioiello nascosto. Ho lasciato perdere Milano, una città fatta di luci e business: da che mondo è mondo Milano governa una serie di settori tra cui la moda, l’hi-tech, il design, ma le sue produzioni ed i suoi centri di ricerca di rado sono nella città.

Girando da un gruppo di LinkedIn all’altro ho scoperto una realtà in provincia di Varese che merita attenzione. Il loro video di presentazione in numeri già parte bene.
Elmec impiega oltre 600 dipendenti (di cui la metà tecnici). Oltre 182 milioni di fatturato, una crescita annuale continua quarto su quarto. La crescita di questo gruppo ha preso due generazioni e prima i due padri e fondatori, Clemente Ballerio e Cesare Corti, poi i figli di entrambi che oggi portano avanti in parallelo lo sviluppo dell’azienda. Nel tempo hanno acquisito il 45% dell’internet service provider Eolo e creato una divisione del gruppo che si occupa di impianti solari.
Elmec ha investito in modo particolare sulla gestione dei dati delle aziende e su tutti i servizi correlati, inaugurando circa un anno fa nel suo campus tecnologico un nuovo data center di proprietà certificato a livello internazionale dall’ente britannico Uptime Institute (come infrastruttura TIERIV), per il quale ha investito 12 milioni di euro bonificando un’area industriale dismessa di 13.000 mq a Brunello (Varese).
Una delle strategie più interessanti del gruppo è ………..

Giocando a programmare

Gli sviluppi della quarta rivoluzione industriale sono ormai sotto gli occhi di tutti, non solo degli addetti ai lavori e offrono formidabili opportunità a chi è in grado di acquisire le competenze indispensabili per sfruttare al massimo questo importante cambiamento.

Oltre alla formazione per le aziende (con il credito di imposta per le spese dedicate alla formazione del personale sulle nuove tecnologie), è necessario quindi per ogni cittadino entrare in confidenza con il mondo delle competenze digitali e della robotica il più presto possibile, se possibile fin da giovanissimi.

In molte scuole del mondo la robotica educativa è già una realtà consolidata. Un approccio nuovo che utilizza i robot non solo per l’insegnamento delle discipline scientifiche STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e della programmazione, ma soprattutto nella microrobotica, con l’utilizzo dei robot per rendere più efficace l’apprendimento.

Robotica educativa significa infatti apprendere con un metodo diverso da quelli tradizionali, grazie a macchine intelligenti. Una logica di insegnamento che ha iniziato a diffondersi anche nelle scuole italiane.

Riguardo ai robot programmabili, tra le tante alternative offerte oggi, troviamo anche un ottimo prodotto fornito da un’azienda italiana leader nel mondo per i giochi educativi. Si chiama DOC ed è uno smart toy, un robot parlante e programmabile, che allena il pensiero logico e che insegna ai bambini dai 5 agli 8 anni le basi della logica e della programmazione mediante il gioco ed il divertimento.  Ha una forma umanoide è alto 31 centimetri e si muove su due ruote. Ha occhi a led e quattro tasti direzionali programmabili per farlo muovere su due percorsi predefiniti: uno dei quali riproduce la mappa di una città, mentre l’altro permette ai più  piccoli di familiarizzare con i colori ed i nomi degli animali. Può riconoscere la propria posizione e correggere eventuali errori e può  essere utilizzato anche in modalità libera, creando ogni volta un percorso diverso che è il primo e più prezioso insegnamento: esistono molti modi per risolvere un problema, ma la strada più lunga è anche quella con la più alta percentuale di errori (bug).

La programmazione (coding) dovrebbe già essere presente nei programmi scolastici di tutte le scuole primarie, al fianco della lingua inglese e di quella italiana. In un futuro sempre più gestito da macchine intelligenti, è una necessità,  più che una sfida, poter insegnare alle giovani generazioni ad approcciarsi ai problemi in modo analitico e sistematico.

Sono ormai lontani i tempi in cui i robot trovavano impiego solo in settori ben definiti e strutturati del sistema produttivo. Ben presto gli automi saranno diffusi in tutti gli ambiti della nostra vita, al nostro fianco, non solo sul lavoro ma anche in casa e negli ambienti cittadini. Anche per questo la prossima generazione dovrà essere in grado di conoscerli e gestirli.

Gli abiti “robotici” di Anouk Wipprecht

Ogni rivoluzione cambia il mondo, il modo di vedere le cose e di rapportarsi agli altri e porta con sé un’ampia gamma di nuove applicazioni che, collegate tra loro, influenzano il nostro stile di vita. Oggi assistiamo ad una sempre maggiore connessione tra l’elettronica e gli oggetti di uso quotidiano e le tecnologie stanno diventando sempre più importanti estensioni della nostra mente.

In un futuro che si prospetta sempre più tecnologico, quali saranno gli strumenti che utilizzeremo per comunicare e socializzare? In un’epoca in cui gli oggetti di tutti i giorni saranno sempre più intelligenti e dotati di dispositivi digitali, che tipo di abiti indosseremo? A queste domande cerca di dare una valida risposta Anouk Wipprecht, designer, ingegnere e artista olandese che lavora nel settore innovativo della “FashionTech”, rara combinazione di design di moda abbinata all’ingegneria e alla robotica. «Ciò che faccio sta all’intersezione fra la moda e scienza dell’ingegneria. Il mio lavoro è intrecciare queste discipline e cogliere elementi da ciascuna per esplorare nuove possibilità» spiega l’artista.

La sua formazione inizia a 14 anni con gli studi di moda. Poco dopo scopre la robotica e avvia una ricerca sul potenziale espressivo e comunicativo dei vestiti che la porta ad andare oltre la natura puramente estetica degli abiti, rendendoli vivi, interattivi. I suoi modelli presentano tecnologie in grado di rendere visibili le emozioni corporee grazie a dei sensori per la ricezione e la trasmissione delle informazioni che controllano lo spazio circostante e che monitorano i parametri vitali dell’individuo, i suoi livelli di stress, il respiro, il battito cardiaco o l’ansia. L’artista vuole creare una moda intelligente, una forma di comunicazione oltre la pura estetica, approfondendo l’elemento emotivo e psicologico del soggetto. I suoi abiti sono attivi, si muovono, respirano e reagiscono all’ambiente che li circonda.

Il suo Spider Dress, ad esempio, nasce da una riflessione sullo spazio individuale. Dotato di sensori di prossimità e sei braccia mobili situate sulle spalle e sulle clavicole, è in grado di comprendere ed interpretare dodici diverse modalità comportamentali reagendo in altrettanti modi diversi. Se una persona si avvicina troppo, l’abito attacca. Se invece si rimane lontani, le braccia si muovono in maniera armoniosa, quasi danzando. Si tratta di un sistema che pone la tecnologia al nostro servizio creando un’interfaccia che ascolta il corpo ed in base al suo stato agisce. Lo Smoke Dress invece, ispirato al sistema utilizzato dalle seppie, possiede dei sensori in grado di rilevare il numero di persone che si trovano in prossimità dell’abito e di rilasciare del fumo se qualcuno si avvicina troppo. Maggiore è il numero di individui presente e maggiore sarà il fumo rilasciato.

Queste wearable technologies (tecnologie indossabili) sono innovativi sistemi di interazione tra le persone e il mondo circostante, validi esempi di come la tecnologia può anche arrivare ad attivare una relazione fisica e psicologica con ciò che indossiamo, una nuova e lodevole forma di creatività ai tempi della manifattura 4.0.

Guardando al futuro con il design digitale

Come si possono creare prodotti e servizi che i clienti ancora non sanno di volere, così diversi da quelli che dominano il mercato ma che saranno veramente indispensabili? Aziende come Apple, Swatch e Nintendo hanno avuto e continuano ad avere un indiscutibile vantaggio competitivo anche perché, invece di adattarsi alle tecnologie già esistenti, sono in grado di soddisfare i bisogni latenti delle persone creando nuovi mercati di cui diventano leader. Ma come fanno?

Quando si parla di nuovi prodotti ci sono infatti due possibilità di innovazione: l’User centered (o innovazione incrementale) e il Design-driven (o innovazione radicale). Il primo modello offre al cliente esattamente ciò che chiede, producendo cambiamenti guidati dalle sue necessità contingenti, il secondo è invece un approccio che non asseconda il mercato, lo stravolge, creando innovazioni radicali e dando un nuovo significato alle cose.

Le esigenze degli utenti non si limitano infatti alla forma e alla funzione dei prodotti, ma soprattutto al loro significato, sulla base dell’esperienza personale e della possibilità di ottenere una valida “aggiunta” alle proprie vite. Una concretizzazione efficace di questo nuovo orientamento ce la mostra Apple, che ad esempio nel 2001 con l’iPod e l’applicazione iTunes ha cambiato il modello di business per la vendita di musica. Un’altra dimostrazione vincente di tecnologia basata sulla progettazione è quella di Nintendo Wii, la console che impiega una tecnologia radicalmente nuova per trasformare il significato del gioco dall’intrattenimento passivo a un mondo virtuale totalmente interattivo.

Anche in Italia abbiamo notevoli modelli di innovazione radicale dei significati: Artemide, Barilla e Alessi, solo per citarne alcuni. Ma come però spesso capita, manca un approccio sistematico, la capacità di strutturarsi organizzativamente in modo da favorire le interazioni con gli interpreti esterni. Uno degli aspetti più impegnativi per diventare design-driven è proprio avere una perfetta razionalizzazione delle persone, dei processi, della tecnologia e dei finanziamenti. Ciò richiede non solo la capacità di trasformare radicalmente la struttura e l’organizzazione, ma soprattutto un cambiamento di mentalità all’interno dell’azienda stessa. L’innovazione design-driven nasce infatti a seguito di un procedimento variamente strutturato che parte da una ricerca approfondita e da un’attenta osservazione dei cambiamenti socio-culturali. Un sistema basato sull’ascolto, sull’interpretazione e sull’elaborazione di una nuova visione e preparazione dell’ambiente culturale per favorire l’accoglimento di questi significati innovativi.

Il modello utente-centrico, più classico, orientato al problem solving e più rapido nella generazione di idee e prototipi, trova sicuramente molti seguaci, ma l’approccio design-driven, grazie ad un lavoro di ricerca preparatoria molto più approfondito ed articolato, può portare risultati più consistenti e duraturi. L’innovazione orientata al design, con la creazione di mercati innovativi valorizzati da tecnologie emergenti che rispondono a nuove esigenze, è infatti sempre più riconosciuta e sostenuta da un numero crescente di Paesi come fattore chiave per il successo commerciale internazionale e come fonte vitale di vantaggio competitivo.

“La logica ti porterà da A a B. L’immaginazione ti porterà ovunque.” Albert Einstein

Il 31 Ottobre apre il DIH della Basilicata

Una nuova bandierina sulla mappa dei Digital Innovation Hub. È destinata a Potenza, sede della struttura che sosterrà nella trasformazione digitale le imprese lucane. “Si tratta di un polo di innovazione sul territorio regionale – spiega Confindustria Basilicata – fortemente voluto dalla nostra Associazione, allo scopo di accompagnare le imprese in questa sfida cruciale per l’industria. Il “Dih Basilicata” – in coerenza con la sua mission di ponte tra mondo dell’impresa, della ricerca e dell’innovazione – rimarrà aperto alla collaborazione di Università, cluster, centri di ricerca pubblici e privati, poli di avanguardia tecnologici, incubatori di startup e investitori, al fine di attivare un network degli attori territoriali dell’innovazione”. In particolare, la struttura si occuperà di sensibilizzare le imprese sulle opportunità di Industria 4.0; indirizzarle verso i Competence center; supportarle nell’accesso a strumenti di finanziamento pubblici e privati; erogare servizi di formazione e mentoring alle imprese; sostenere l’attività di pianificazione degli investimenti; favorire l’interazione con i Digital Innovation Hub europei. La governance del “Dih Basilicata” prevede un Consiglio di Amministrazione, con presidente Pasquale Lorusso e Direttore generale Giuseppe Carriero. Completano il Cda: Vito Arcasensa, Salvatore De Biasio e Gabriella Megale.

“Siamo di fronte a una rivoluzione epocale per le nostre aziende, soprattutto per le nostre piccole e medie imprese – ha commentato il presidente Pasquale Lorusso – chiamate alla più profonda innovazione che ne modificherà non solo le strutture fisiche, ma il modo di pensare e ideare un prodotto, di progettare e far funzionare i processi produttivi in fabbrica e di disegnare, organizzare e gestire l’intera attività della catena di montaggio. Il nostro ruolo sarà quello di sostenerle ma, prima ancora, di favorire quella consapevolezza culturale sulle opportunità di Industria 4.0”. Il Digital Innovation Hub Basilicata verrà ufficialmente presentato il prossimo 31 ottobre, nel corso di un evento cui parteciperà il vicepresidente Confindustria, Giulio Pedrollo.

Il piano Confindustria per prepararsi al futuro

500 partecipanti, 13 appuntamenti sul territorio, 10 moduli formativi multimediali disponibili online con cui le tecnostrutture associative potranno approfondire i principali temi connessi alla rivoluzione digitale.

Più 7 webinar a disposizione di manager e imprese. Sono solo i primi numeri del progetto Industry 4.0, il programma di formazione destinato a manager delle imprese e agli stessi imprenditori, arrivato al giro di boa della prima fase, quella dedicata alla struttura di Confindustria.

Salerno, Arezzo, Ancona, Vibo Valentia, Bari, Palermo, Reggio Emilia, Ivrea, Pordenone, Verona, Brescia, Genova e Roma: sono le città che hanno ospitato i seminari riservati alle tecnostrutture associative ed ai referenti di Federmanager. Incontri che hanno coinvolto funzionari e dirigenti di tutte le territoriali presenti nella regione coinvolta ed, in alcuni casi, anche in quelle confinanti. Un’iniziativa strutturata – come modello base – in una mattinata di workshop con esperti di digital manufacturing, ed un pomeriggio di confronto con i referenti di imprese che rappresentano esempi di best practice sui temi della digitalizzazione.

I riscontri arrivati attraverso il questionario di valutazione dei seminari sono molto positivi rispetto alla proposta formativa: esperienza promossa a pieni voti, con un indice di gradimento di 4,35 su 5. Tanto che adesso si bissa.

Con l’autunno il progetto entra nel vivo e le pmi diventano protagoniste di altre 15 tappe di workshop.
Il nuovo format è in via di definizione: ma si può già dire che è cucito su misura per le imprese, focalizzato sugli aspetti più concreti della rivoluzione digitale e sugli strumenti disponibili per supportare le aziende in questo percorso.

E non finisce qui: sono in corso di progettazione, infatti, 7 webinar per approfondire le tematiche più importanti affrontate nel corso dei seminari d’aula, trasmessi sia in streaming su questo portale sia fruibili in modalità offline.

Online saranno anche le pillole informative sviluppate in forma multimediale e basate sulle interviste realizzate agli esperti durante la prima fase di seminari. Saranno loro a guidare imprese e manager in un percorso agile e concreto attraverso i temi di Industry 4.0.
Insomma, adesso si fa ancora più sul serio: il futuro di #preparatialfuturo si avvicina. Siamo pronti?

Istituito il Digital Innovation Hub ligure

Per molte piccole imprese liguri si tratterà di un’autentica rivoluzione, da realizzarsi attraverso una serie di servizi come corsi di perfezionamento e percorsi di alfabetizzazione digitale. È il Digital Innovation Hub di Genova, che sta per nascere grazie alla neo-costituita associazione partecipata da Confindustria Liguria, Confindustria Imperia, Unione Industriali di Savona, Confindustria Genova e Confindustria La Spezia.

L’obiettivo, in linea con il Piano Industria 4.0, è supportare le imprese liguri nel processo di trasformazione digitale, in particolare, attraverso attività di informazione, assistenza e affiancamento. Spetta al Digital Innovation Hub favorire il contatto delle imprese con soggetti qualificati, specializzati negli ambiti tecnologici 4.0, tra i quali i Competence Center nazionali ed europei, e coadiuvare le aziende anche per accedere a finanziamenti pubblici e privati.

Il Consiglio Direttivo è composto dal presidente Giuseppe Zampini (Presidente Confindustria Liguria) e dai consiglieri Saul Convalle (Vice Presidente Confindustria Imperia), Fabrizio Defacis (Vice Presidente Unione Industriali di Savona), Sandro Scarrone (Vice Presidente Vicario Confindustria Genova) e Ettore Antonelli (Vice Presidente Confindustria La Spezia). Direttore del Digital Innovation Hub Liguria è Guido Conforti (Vice Direttore Confindustria Genova).

L’Intelligenza Artificiale al servizio della musica

L’Intelligenza Artificiale è destinata a migliorare in modo significativo la nostra società e fra i tanti ambiti il mondo della musica è uno dei campi ideali per l’applicazione delle sue tecniche. Nell’industria musicale infatti stanno nascendo sempre più applicazioni innovative in grado di automatizzare il processo creativo, da sempre associato unicamente alla natura e alla ideazione umana.

Ne è la prova la canzone “Break Free” nella quale la famosa artista Taryn Southern ha collaborato con Amper per il suo album d’esordio I AM AI. La youtuber ci ha messo la voce, mentre gli accordi, le armonie e le sequenze sono stati sviluppati grazie all’Intelligenza Artificiale. Amper infatti non è una persona, ma un sistema messo a punto da un team di ingegneri e professionisti della musica. Ma non è il primo esperimento in questo campo: nel 2016, infatti, una start-up londinese ha messo a punto AIVA (Artificial Intelligence Virtual Artist) un algoritmo di deep learning in grado di comporre brani di musica classica.

Un altro eccellente esempio viene da Google che, all’interno del progetto open source Magenta, ha realizzato A.I. Duet un software in grado di suonare il pianoforte, in duetto appunto, con l’utente. Sempre negli Stati Uniti è stato invece presentato Shimon, un robot con quattro braccia e otto bastoni capace di comporre e improvvisare musica, creato da Gil Weinberg, direttore del Georgia Tech’s Center for music technology, nel laboratorio del Georgia Institute of Technology di Atlanta.

Le possibilità sono davvero infinite e, grazie a queste entusiasmanti ricerche, il settore è in continua e rapida espansione. La Sony Computer Science ha realizzato Flow Machines un software in grado di rielaborare gli stili musicali che gli vengono dati come input. Grazie alla memorizzazione di circa 13.000 spartiti ed alla loro analisi, il programma ha infatti imparato, ascoltando diversi generi musicali, a produrre autonomamente una nuova linea melodica.

La generazione del suono e il songwriting non sono però le uniche applicazioni dell’intelligenza artificiale all’interno della sfera musicale. Oltre alla crescente importanza dell’IA negli sforzi creativi, uno degli obiettivi principali rimane infatti quello di migliorare l’esperienza del consumatore. Dalle iniziali tecnologie di Gracenote, precursore negli standard di riconoscimento musicale, che identificava e visualizzava le informazioni riguardo artista, album e titoli dei brani, sono stati fatti molti passi avanti. Per anni infatti la musica è stata classificata secondo questi criteri, oggi invece ne abbiamo molti di più a disposizione, come ad esempio le attuali indagini sulla creazione di playlist basate sugli stati d’animo. Esemplare in questo campo è la proposta di Spotify, che ogni lunedì rilascia una playlist chiamata Discover Weekly, una raccolta di canzoni che l’utente non ha mai sentito prima ma che, grazie ad un algoritmo che consulta gli ascolti effettuati, analizza i dati e studia le sue possibili preferenze.

Dai chat bot alle interfacce intelligenti per creare flussi di dati attraverso pubblicità mirate e servizi di preferenza delle canzoni altamente personalizzati, sono moltissimi gli aspetti che mostrano tutto il potenziale della collaborazione tra l’intelligenza artificiale e l’industria musicale.

L’unica perplessità riguarda l’ambito di competenza artistico, l’eterno interrogativo su cosa sia o meno arte. Difficile fare previsioni in quest’area d’intersezione tra arte e tecnologia, il dibattito è attuale e sempre aperto. Si dovrebbe considerare arte solo ciò che è partorito dall’intelletto umano? È possibile che i robot siano in grado di seguire le orme degli artisti per poi sostituirli? Una cosa è certa: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale dovrebbe comunque essere sempre incentrato sul miglioramento delle capacità degli esseri umani e sulla loro liberazione da molte attività piuttosto che sulla loro sostituzione.

L’intelligenza artificiale per capire l’orientamento politico di un luogo

Google Street View è un servizio di Google Maps e Google Earth, introdotto il 25 maggio 2007, che fornisce viste panoramiche e permette agli utenti di vedere nel dettaglio varie città del mondo. Queste immagini sono realizzate da fotocamere montate sulle Google Car che riprendono tutto ciò che gli succede intorno a 360 gradi. Un’enorme quantità di foto quindi, nelle quali restano immortalate strade, case e moltissime automobili.

Alcuni ricercatori di intelligenza artificiale, analizzando il tipo di veicolo ripreso, sono stati in grado di fare previsioni sull’orientamento politico delle zone in cui le automobili si trovano all’interno del territorio degli USA. Il team, formato in gran parte da membri della Stanford University, ha conteggiato nello specifico i camion pickup e le berline presenti in una data città. Il risultato della ricerca dimostra che l’area urbana con un maggior numero di camioncini riscontra una probabilità dell’82% di votare repubblicano mentre nelle zone con più berline sussiste un 88% di possibilità di preferenza democratica.

I sistemi di intelligenza artificiale elaborano enormi quantità di dati per realizzare previsioni sulle informazioni analizzate, in questo caso oltre 50 milioni di immagini in 200 città. I ricercatori hanno utilizzato una tecnica di riconoscimento degli oggetti per individuare le auto nelle immagini e hanno quindi classificato i veicoli (22 milioni, che rappresentano l’8% di tutte le automobili degli Stati Uniti) per marca, modello e anno. Per identificarli hanno utilizzato uno strumento di intelligenza artificiale chiamato rete neurale artificiale, nello specifico una rete neurale convoluzionale (CNN o ConvNet dall’inglese convolutional neural network) nota per essere la migliore a gestire le immagini. Questo sistema ha impiegato solo due settimane per analizzare 50 milioni di immagini, mentre per un essere umano sarebbe stato necessario un periodo di tempo di circa 15 anni, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences).

Gli autori dello studio hanno anche dovuto capire come il tipo di veicolo fosse in correlazione con le inclinazioni politiche dell’area e altre informazioni demografiche. Per fare ciò hanno utilizzato l’analisi di regressione, uno strumento matematico e statistico più che valido con l’obiettivo di stimare l’eventuale relazione funzionale esistente tra la variabile dipendente e le variabili indipendenti.

In definitiva, ciò che hanno appreso è «sorprendentemente accurato» afferma Timnit Gebru, primo autore dello studio e ricercatore presso il Laboratorio di Intelligenza Artificiale di Stanford. Ad esempio, il sistema ha previsto che Casper, città degli Stati Uniti d’America, capoluogo della Contea di Natrona nello Stato del Wyoming, avesse una preferenza repubblicana. Questa conclusione è stata supportata dai risultati delle elezioni presidenziali del 2008, che il team ha utilizzato come indicatore del mondo reale.

Ovviamente questo metodo non è così preciso da poterlo sostituire completamente alla conduzione di un censimento, ma potrebbe comunque completarlo in maniera efficace. Inoltre, nei paesi poveri di risorse, un procedimento come questo potrebbe essere utile per raccogliere informazioni demografiche senza il costo di una rilevazione statistica completa.

Il quadro generale è chiaramente più vasto rispetto alle semplici immagini di automobili e alle previsioni di voto. Anche Gebru afferma che la strategia rappresenta un nuovo tipo di strumento che gli scienziati sociali potrebbero sfruttare utilizzando le tecniche di Intelligenza Artificiale su una grande quantità di altri dati presi da Google Street View. Un altro esempio? Il numero e la condizione degli alberi presenti nelle città in relazione alla salute pubblica, visto che molti studi hanno ormai appurato che la presenza di piante è positivamente correlata al benessere fisico e psichico dell’uomo.

La trasformazione competitiva digitale delle imprese – Cosenza 28 novembre

Si svolgerà il prossimo 28 novembre il convegno organizzato da Unindustria Calabria, in collaborazione con Confindustria Digitale ed il Digital Innovation Hub Calabria, dedicato alla “Trasformazione competitiva digitale delle imprese”.

L’iniziativa si terrà presso la sede territoriale di Confindustria Cosenza, con inizio alle ore 10.00.

Di seguito il programma dei lavori.

 

9.30 – Registrazione ospiti

10.00 – Saluti
            NATALE MAZZUCA, Presidente Unindustria Calabria e del Digital Innovation Hub Calabria

10.15 – Apertura lavori
            MARIO OLIVERIO, Presidente Regione Calabria

10.30 – Il Digital Innovation Hub della Calabria. Quanto è Smart l’innovazione digitale?
            LUIGI FILICE, Direttore Digital Innovation Hub Calabria

10.45 – La trasformazione competitiva digitale delle imprese e dell’economia
            ELIO CATANIA, Presidente Confindustria Digitale

11.00 – Le tecnologie abilitanti dell’Impresa 4.0 – Cloud Computing, Big Data & Analytics, Digital Marketing, Internet of Things e Sicurezza dei processi.
            ALBERTO DE ANGELIS, Strategic Initiatives Leader, Global Technology Services IBM Italia

11.15 – L’evoluzione digitale delle aziende verso la manifattura 4.0
           GIANLUIGI VISCARDI, Presidente Fabbrica Intelligente

11.30 – Gli strumenti di incentivo per INDUSTRIA 4.0
           ANDREA BIANCHI, Direttore politiche industriali Confindustria

11.45 – La testimonianza di trasformazione di un’azienda tradizionale in un’impresa digitale
           FRANCESCO TASSONE, Presidente Sezione Metalmeccanica Unindustria Calabria
           GLORIA TENUTA, Presidente GIAS

Coordina ROSARIO BRANDA, Direttore Unindustria Calabria

12.00 – Domande e interventi dalla platea

12.30 – Conclusioni

Nasce a Catania il Digital Innovation Hub della Sicilia

Guidare le imprese verso la trasformazione digitale per cogliere le opportunità offerte dalla quarta rivoluzione industriale, nell’ambito del piano nazionale Industria 4.0. È questo l’obiettivo dell’associazione Digital Innovation Hub Sicilia, nata a Catania nella sede di Confindustria.

L’atto costitutivo del nuovo organismo, che fungerà da bussola per l’innovazione, è stato sottoscritto dal presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania, dal vice presidente vicario di Confindustria Catania, Antonello Biriaco e dal pro rettore dell’Ateneo catanese, Giancarlo Magnano San Lio. Presente anche il sindaco Enzo Bianco, che ha siglato a latere un protocollo di collaborazione con il neonato DIH, che prevede anche la partnership di STMicroelectronics.

Finalità del DIH Sicilia sarà quella di favorire iniziative rivolte alla trasformazione digitale, al trasferimento tecnologico ed all’innovazione del tessuto imprenditoriale. In particolare, l’Hub regionale fornirà consulenza strategica negli ambiti dell’innovazione digitale e dell’Industria 4.0, sia sotto il profilo tecnico e tecnologico che finanziario e fiscale; darà supporto alle imprese nel condurre autovalutazioni rispetto allo stato dell’arte dell’innovazione di impianti e sistemi, di prodotti e processi aziendali; erogherà servizi di mentoring e formazione; offrirà supporto nell’accesso ai finanziamenti regionali, nazionali ed europei, sia pubblici che privati.
A presiedere il DIH Sicilia sarà il direttore del sito STMicroelectronics di Catania, Francesco Caizzone. Nel consiglio direttivo siedono anche Francesco Rizzo, imprenditore del settore Hi-tech e Ict, e Vincenzo Catania, direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e Informatica dell’Università di Catania.
“Il DIH che nasce a Catania – ha detto Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale – è il frutto di un approccio verso l’innovazione nuovo, collaborativo, trasversale, che impegna in prima linea il sistema delle imprese, le amministrazioni pubbliche ed il mondo della ricerca, superando così il modello classico di trasferimento tecnologico, oggi ormai inadeguato”.

Operativo il DIH sardo

Manifattura sarda 4.0”: questo il nome del Digital Innovation Hub operativo a tutti gli effetti presso la ex Manifattura Tabacchi di Cagliari. Le imprese della Sardegna potranno contare su un aiuto in più per cogliere agevolazioni e opportunità economiche destinate a favorire la trasformazione digitale e l’innovazione. Opportunità che non riguardano solo le realtà ad alta tecnologia, ma anche quelle dei settori più tradizionali dell’isola: le imprese dell’agricoltura, del turismo, dell’artigianato, dei beni culturali, che attraverso la digitalizzazione potranno ricollocarsi sul mercato in modo decisamente più strategico.

Il Dih Sardegna opererà in raccordo con i Competence Center di eccellenza tecnologica ed in collaborazione con partner tecnici locali, come centri di ricerca pubblici e privati, poli tecnologici ed universitari, cluster tecnologici, incubatori e fablab. Per tutte le informazioni è già online il portale www.dihsardegna.eu, dove è possibile conoscere nel dettaglio le attività dell’hub, costituito con il sostegno di Confindustria Sardegna, Confindustria Digitale, dell’assessorato regionale alla Programmazione, oltre a Sardegna Ricerche, Unioncamere Sardegna, Università di Cagliari e Sassari e Confcommercio Sardegna.

Partito il Digital Innovation Hub Toscana

Si è insediato a Firenze il Consiglio Direttivo del ”Digital Innovation Hub Toscana”, che ha nominato Fabrizio Bernini presidente della nuova associazione fondata da Confindustria Toscana, Ance Toscana e dalle cinque territoriali regionali (Confindustria Firenze, Confindustria Toscana Nord, Unione Industriale Pisana, Confindustria Toscana Sud, Confindustria Livorno-Massa Carrara), per accompagnare le imprese verso le opportunità e i finanziamenti dell’industria 4.0.

Oltre a Bernini, fondatore e presidente di Zucchetti Centro Sistemi e presidente della delegazione di Arezzo di Confindustria Toscana Sud, compongono il Consiglio Direttivo del Dih Toscana: Daniele Matteini (Ecm SpA), Alessandro Sordi (Nana Bianca Srl), Stefano Santalena (Hallite Italia Srl), Riccardo Toncelli (Continental SpA), Pierluigi Banchetti (Italbuild Srl), Alessio Marco Ranaldo (Alma SpA, Pointex SpA e presidente di Confindustria Toscana).

”È un compito stimolante che svolgerò con responsabilità e impegno, insieme ai colleghi di prim’ordine che siedono nel Consiglio del Dih”, ha commentato Fabrizio Bernini, ricordando che ”la quarta rivoluzione industriale è cominciata e noi imprenditori non possiamo rinunciare all’opportunità di pensare al futuro delle nostre aziende; dobbiamo innovare se vogliamo competere e crescere. Ma serve un approccio nuovo verso l’innovazione, collaborativo e trasversale, che coinvolga in prima linea il sistema imprenditoriale”

Presentazione “Sistema PAese 4.0” a Perugia il 20 novembre

Confindustria Digitale e Confindustria Umbria, in collaborazione con il Team per la Trasformazione Digitale, presentano  “Sistema PAese 4.0” un roadshow di incontri con i territori che mirano a sviluppare una nuova sinergia digitale tra PA e mercato, intorno ed a supporto del Piano Triennale per l’Informatica nella PA.

L’appuntamento è a Perugia, per il 20 novembre 2017 alle ore 9.30, presso la Sala Brugnoli del Palazzo Cesaroni in Piazza Italia, 2.

Prenderanno parte il Presidente di Confindustria Digitale Elio Catania, il Presidente dello Steering Committee Piattaforme Digitali PA Enrico Cereda, il Commissario Diego Piacentini e le Autorità locali.

L’evento è pubblico previa gradita conferma di partecipazione all’indirizzo e-mail: [email protected]Sistema PAese 4_0 – agenda lavori Perugia 20 novembre

Quale formazione per l’era digitale ?

Se ne parla oggi 15 settembre alle 14.00 nella sede della Luiss Business School di Villa Blanc con la presentazione del corso Management dell’IoT e dell’Industry 4.0 nell’era della Digital Transformation rivolto ad imprenditori, professionisti e manager del futuro. L’evento è anche un’occasione di confronto tra manager e imprenditori per meglio comprendere il tipo di formazione nell’ambito del management e dei processi organizzativi.

Tra i relatori anche il direttore delle politiche industriali di Confindustria Andrea Bianchi a confrontarsi con i docenti della LUISS Business School e con i testimoni aziendali con l’obiettivo di individuare i percorsi di specializzazione più utili a valorizzare le professionalità in ottica di 4.0.

La partecipazione è gratuita,
link all’evento + registrazione qui

Record di ordini interni per i «robot» made in Italy

Dal prossimo 10 luglio sul sito di Confindustria sarà attivo un nuovo portale con tutte le informazioni sui Digital innovation hub sparsi in tutta Italia (sono 21), con il preciso obiettivo di accompagnare e supportare le aziende verso il mondo delle tecnologie digitali applicate ai processi industriali.

Piano nazionale Industria 4.0, superammortamento al 140% e iperammortamento al 250% sono i grandi protagonisti dell’assemblea annuale dell’Ucimu (l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione) che si è svolta, ieri, a Milano. Il dibattito è animato dal presidente di Ucimu, Massimo Carboniero, dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda (collegato in videoconferenza da Roma) e dal vicepresidente di Confindustria nazionale con delega alla politica industriale, Giulio Pedrollo, in sala a Milano al fianco di Carboniero.

Carboniero apre i lavori presentando un bilancio 2016 assai lusinghiero per il settore delle macchine utensili…

Workshop “CLOUD E BANDA LARGA PER L’INDUSTRIA 4.0” – Napoli, 19 Dicembre 2017

“Cloud e banda larga per l’Industria 4.0” è il tema del primo workshop organizzato da Il Campania Digital Innovation HUB, costituito dalle cinque Associazioni Territoriali Campane di Confindustria e dall’ANCE Campania, organizza il suo primo workshop dedicato a “Cloud e banda larga per l’Industria 4.0”, con lo scopo di colmare il divario esistente tra le esigenze di digitalizzazione delle imprese e le soluzioni tecnologiche attuabili.

Il workshop si terrà martedì 19 Dicembre dalle 15,30 alle 18,00 presso l’Unione Industriali Napoli, in Piazza dei Martiri, 58.

Per tutti i dettagli sull’iniziativa e per partecipare: www.unindustria.na.it