Accordo Confindustria-Siemens: 100 giornate per la trasformazione digitale delle imprese

“Smart Factory Siemens – 100 Giornate per le Imprese Manifatturiere Italiane”: questo in sintesi l’accordo di collaborazione siglato oggi da Siemens Italia, nelle sue divisioni industriali, e Confindustria, presso il Centro Tecnologico e Applicativo (TAC) di Piacenza.

L’accordo, in virtù del comune interesse a promuovere la trasformazione digitale delle aziende Italiane, prevede un’attività di collaborazione tra il TAC di Siemens e la rete dei Digital Innovation Hub (DIH) di Confindustria. In particolare, Siemens offrirà ai DIH la possibilità di organizzare 100 giornate, fino alla fine del 2020, per le imprese manifatturiere interessate a conoscere e investire nelle tecnologie abilitanti l’Industria 4.0.

“Nell’ultimo anno e mezzo il nostro sistema ha ottenuto un grande risultato con la costituzione di 21 Digital Innovation Hub sul territorio, che hanno l’obiettivo specifico di orientare e accompagnare le imprese verso la trasformazione digitale. I DIH della rete di Confindustria – rete che abbiamo formalizzato oggi – sono accreditati anche in Europa, consentendo al nostro Paese di partecipare alle iniziative europee per la digitalizzazione. I DIH promossi dalle associazioni di Confindustria sono pienamente operativi: hanno avviato sul territorio iniziative di sensibilizzazione e formazione; sono impegnati nell’attività di assessment della maturità digitale delle imprese attraverso uno strumento di valutazione appositamente studiato dal Politecnico di Milano e Assoconsult. Con l’Accordo di oggi per i DIH si apre una fase importante della loro attività. Il centro Siemens infatti è un centro di eccellenza dove le imprese possono “contaminarsi” con le tecnologie 4.0, toccando con mano le loro possibili applicazioni: il ruolo dei DIH, con il supporto di Confindustria, è proprio quello di coinvolgere le imprese e avvicinarle al mondo di Industria 4.0″ ha dichiarato Giulio Pedrollo, Vice Presidente di Confindustria per la Politica Industriale.

“Si tratta di un accordo fondamentale e di un ulteriore e importante riconoscimento per il nostro TAC, il centro dove promuoviamo l’innovazione tecnologica per le imprese manifatturiere Italiane, come motore dello sviluppo e della crescita nel manifatturiero. Inoltre, si evidenzia il nostro ruolo di pionieri nel mondo della digitalizzazione d’impresa, anche in qualità di contributori attivi al tavolo di lavoro che ha definito il concetto stesso di Industry 4.0 e di protagonisti primari nel mercato italiano dell’automazione di fabbrica. Di particolare rilievo il nostro impegno e dedizione nella formazione e nell’aggiornamento delle necessarie competenze a disposizione delle imprese che decidono di affrontare il percorso innovativo indicato dalla quarta rivoluzione industriale” ha affermato Giuliano Busetto, Country Division Lead delle divisioni Digital Factory e Process Industries and Drives di Siemens Italia e Amministratore di Siemens Industrial Software Srl a margine della firma dell’accordo.

“L’accordo firmato oggi – ha aggiunto Fabrizio Gea, Responsabile del Coordinamento Nazionale dei DIH di Confindustria – rappresenta un tassello importante nella costruzione del network dell’innovazione a supporto delle imprese e in particolare delle PMI che più delle altre hanno bisogno di conoscere e testare le tecnologie per capire come trasformare i propri processi produttivi in chiave 4.0″.

Per approfondire, scarica il comunicato stampa.

Automazione: la prossima fase dell’economia collaborativa

Stiamo assistendo allo sviluppo di un nuovo modello organizzativo e di business in grado di connettere persone e servizi mediante le piattaforme digitali.

Un cambiamento che parte dai reali bisogni dei consumatori e che mette al centro le relazioni, nato come risposta alternativa ai paradigmi economici tradizionali. Si chiama Sharing Economy, l’economia collaborativa, si basa sulla condivisione di prodotti (automobili o case per esempio) e di servizi professionali per ottenere ciò che occorre.

In Italia le piattaforme collaborative online sono sempre più in crescita. Se ne registrano circa 250 tra i settori di scambio e condivisione, crowfonding e autoproduzione. La diffusione della tecnologia mobile, Internet e cloud, la potenza di elaborazione, i Big Data e l’aumento dell’economia della condivisione e del crowdsourcing, stanno infatti stimolando nuovi settori e la creazione di una nuova classe media nei mercati emergenti.

Le implicazioni di questi cambiamenti in arrivo che stanno rapidamente cambiando le aspettative sul nostro futuro, avranno un effetto diretto sulle persone e sul mondo che viviamo. In una fase successiva, con l’automazione, i robot aumenteranno sempre più le proprie prestazioni, si sostituiranno in parte agli umani per fornire i servizi richiesti, fino ad arrivare a sorpassarli per servire altri robot.

Mentre cerchiamo attivamente di insegnare ai nostri figli il coding, la tecnologia infatti sta rapidamente avanzando, fino ad arrivare al punto in cui i robot saranno in grado di eseguire l’autocodice. Ciò significa che capire come gestire i sistemi robotici per risolvere i problemi, nel futuro prossimo sarà fondamentale.

Ma anche le arti, le discipline umanistiche, l’intrattenimento, lo sport e la psicologia saranno competenze necessarie. Si presume infatti che i robot sostituiranno gli umani soprattutto nei lavori più ripetitivi e meccanici, ma le persone in grado di risolvere compiti complessi, unici, saranno sempre più indispensabili. Un’ondata di automazione investirà l’ecosistema man mano che gli esseri umani saranno serviti e spesso sostituiti da sistemi robotici.

Osservando i dati, la sharing economy è in crescita e, secondo le previsioni, nel 2025 avrà un fatturato che si aggirerà sui 300 miliardi di euro.

Una grande opportunità che rappresenta senza alcun dubbio una rivoluzione per l’economia e per la collettività attraverso nuovi modelli di business digitali. Quindi, teniamoci pronti!

 

Big Data: quali strumenti per utilizzarli appieno

La rivoluzione digitale viene ormai comunemente annunciata come la quarta rivoluzione industriale, con i mondi fisici, digitali e biologici che si fondono attraverso la tecnologia. Infatti, aree come la robotica, l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things hanno già visto molti progressi travolgenti.

Ma il fatto che realmente si trova al centro di questa rivoluzione è che miliardi di persone sono ora collegate tra loro da dispositivi come gli smartphone, che possiedono un’immensa potenza di elaborazione e capacità di archiviazione.

I dati sono ovunque. Sulle note appese sopra il frigorifero, nel telefono, nei database della Nasa. Ma la maggior parte, circa l’80%, delle informazioni acquisite da un’azienda, non viene utilizzato.

Nonostante ciò, il numero dei dati aumenta costantemente, crescendo fino al 60% ogni anno. Per fare soltanto un esempio, mentre stai leggendo questo articolo, in tutto il mondo si faranno più foto di quante ne siano state scattate durante tutto il XIX secolo.

Ecco perché l’analisi automatica dei dati è fondamentale per le aziende che vogliono crescere.

Nel 2015, gli utenti di Facebook hanno inviato in media 31,25 milioni di messaggi e hanno visualizzato 2,77 milioni di video al minuto. Entro cinque anni ci saranno oltre 50 miliardi di dispositivi intelligenti connessi nel mondo, tutti sviluppati per raccogliere, analizzare e condividere i dati.

Su base annuale, il volume delle informazioni cresce a ritmi che richiedono regolarmente strumenti sempre più sofisticati per analizzarli e strutturarli.

Dobbiamo quindi imparare a gestire questa enorme quantità di informazioni per sfruttarle e per evitare di esserne sommersi.

Per questo motivo vengono creati sempre più servizi di analisi dei dati, con la funzione di raccoglierli, strutturarli e riconsegnarli agli utenti.

La prima e ovvia scelta è Google Analytics, piattaforma semplice e gratuita. L’unico problema può sorgere nel caso di necessità di gestione di un numero veramente elevato di dati che sarebbero analizzati sono in parte. Se questo è il caso della tua azienda, vale la pena provare altri servizi, che non applicano quindi il campionamento. Anche Librato è un programma di monitoraggio cloud in tempo reale. Trasforma i tuoi dati in informazioni preziose e con pochi clic, ti permette di ottenere un aumento di visibilità. StatHat è un altro strumento di tracciamento delle statistiche personalizzato. Da una riga di codice ti offre grafici automatici e dettagliati, analizzando e confrontando le informazioni, dall’ultima ora agli ultimi 10 anni, creeando anche previsioni, con stime di 30 giorni. Sumologic, infine, è un altro valido servizio di analisi dei dati e per la gestione dei log, che monitora e protegge le applicazioni, fornisce analisi, informazioni operative e di sicurezza in tempo reale.

Per promuovere il valore, la crescita e il vantaggio competitivo aziendale ci sono molte offerte, che aiutano a creare modelli in grado di comprendere e quindi generare analisi di dati. Findo ad esempio, è un’azienda specializzata nel Natural Language Processing, il processo di trattamento automatico delle informazioni. Un assistente di ricerca intelligente quindi per tutti i cloud personali. Findo attualmente sta anche lavorando su un sistema in grado di comprendere schemi nei dati personali per organizzarli in cartelle. L’idea è quella di far sperimentare agli utenti un’esperienza di “ricerca intelligente” o di “scoperta della conoscenza”, studiando i modelli di ricerca ideale, dove le informazioni si possono cercare per descrizione e non per parole chiave esatte.

Come è ormai noto, l’evoluzione dei Big Data è ostacolata principalmente dalla diffidenza e dalla disinformazione. Nonostante esistano mezzi e strumenti a riguardo, ogni giorno milioni di dati non vengono utilizzati né condivisi, impedendo la loro raccolta, classificazione, analisi e sintesi. Tutte azioni necessarie per migliorare le competenze aziendali e per conquistare nuovi mercati.

 

Biorobotica, il futuro è nella natura

Ci hanno terrorizzati in Metalhead, l’episodio dell’ultima stagione di Black Mirror. I cani-robot molto simili a quello reale che in un video della Boston Dynamics riesce ad aprire le porte grazie al suo quinto arto articolato.

Aziende, università e laboratori di robotica di tutto il mondo, prendendo spunto dalla natura, sono da sempre all’opera nel progettare dispositivi, osservando la morfologia e il comportamento degli animali. Aerei che volano come uccelli, robot simili a scarafaggi, meduse, gabbiani e lumache meccaniche.

Oltre a studiare i cani, la Boston Dynamics e il Mit si sono ispirati ad esempio al ghepardo per realizzare WildCat, che con i suoi 32 km/h è il robot più veloce mai creato, e Cheetah in grado di riconoscere e di saltare ostacoli autonomamente fino a 33 centimetri.

Anche la società tedesca Festo, svolgendo ricerche sui movimenti degli animali, ha sviluppato un braccio meccanico flessibile molto simile alla proboscide degli elefanti. Concepito per essere utilizzato in ambienti di lavoro dove macchine e uomini operano fianco a fianco, il braccio è in grado di farli interagire in modo semplice, efficiente e soprattutto sicuro. I segmenti del tronco sono stati disseminati di sensori in grado infatti di percepire il contatto con le persone e gli oggetti attorno. Utilizzando delle camere di plastica vuote che cambiano dimensione con la pressione dell’aria, la macchina consente di effettuare una gran quantità di movimenti e afferrare e trasportare oggetti leggeri come uova, fino a carichi da 300 kg. Questo sistema, con possibili risvolti in campo medico e meccanico, ha portato l’azienda a ricevere il Future Award 2010.

Cassie lo struzzo, invece, è un robot messo a punto nei laboratori della Oregon State University. Leggero e veloce, è dotato di un ottimo senso dell’equilibrio. L’assenza del torso e della testa lo rendono particolarmente stabile e adatto a muoversi su terreni scoscesi e irregolari. Potrebbe essere un ottimo assistente ai soccorritori in caso di calamità naturali oppure essere utilizzato per le consegne a domicilio.

La robotica è quindi sempre più orientata a copiare dalla natura per prenderne il meglio e trasformare ossa, muscoli e tendini in macchine e circuiti al servizio dell’umanità. Nel futuro si cercherà sempre più di prendere ispirazione dalla biologia per sviluppare robot che puntino dove nessun altro è mai giunto prima, applicando la ricerca a risolvere i problemi del mondo reale, al di fuori dell’ambiente di laboratorio.

 

Come la tecnologia cambierà gli edifici del futuro

La tecnologia è sempre più il catalizzatore del cambiamento in tutte le aree e i campi economici e industriali. Il mercato immobiliare non fa eccezione.

L’intelligenza artificiale, l’Internet of Things e la robotica non sono solo responsabili dell’emergere di sempre più numerose città intelligenti, di processi automatizzati e delle nuove opportunità commerciali, ma anche di una profonda metamorfosi delle regole alla base della produzione e del commercio.

L’innovazione tecnologica muterà in misura sempre maggiore il mercato del lavoro, influenzerà la nostra vita sociale e prolungherà le nostre aspettative di vita. Nel futuro infatti una consistente percentuale della popolazione sarà composta da anziani, che necessiteranno di luoghi adeguati alle proprie esigenze in cui vivere.

L’aumento della densità della popolazione richiederà inoltre la costruzione di micro proprietà sostenibili, flessibili ed efficienti dal punto di vista energetico, visto che l’attuale sviluppo e il tasso di impermeabilizzazione del suolo non saranno più tollerabili dal punto di vista ambientale.

Il settore immobiliare impatta per oltre il 20% delle emissioni di carbonio, da ridurre in modo significativo per evitare ulteriori destabilizzazioni del clima e per affrontare le sfide del futuro cambiamento demografico.

Le tecniche di stampa 3D, come la produzione di Continuous Liquid Interface, Rapid Liquid Printing e Carima-Continuous Additive 3D Printing Technology, potrebbero ad esempio consentire la stampa su richiesta di parti o di interi edifici nel prossimo futuro.

Gli elementi stampati saranno più flessibili e miglioreranno la stabilità strutturale, aumentando il ciclo di vita e diminuendo la manutenzione nell’ambiente costruito, riducendo al contempo l’input di risorse.

L’impatto della stampa 3D sulla sostenibilità verrà potenziato esponenzialmente non appena i bio-polimeri potranno essere utilizzati per progetti su larga scala. La biologia sintetica consentirà infatti la creazione di bioplastiche sostenibili, che potrebbero essere utilizzate per la costruzione e per la produzione.

Con l’aumento dello smart working, inoltre, potremmo assistere a una lieve diminuzione della domanda di spazi per uffici e all’aumento di spazi comuni. Grazie all’automazione e al lavoro a distanza, potremo infatti vedere la riqualificazione di immobili residenziali o di luoghi destinati alle attrazioni culturali, facendo così rivivere la città come un rinnovato centro di creatività e di scambio interpersonale.

Per questo le aziende sono già alla ricerca di spazi innovativi, flessibili e adattabili per aiutare a ispirare e facilitare gli incontri di lavoro in team. Open space condivisi, grandi spazi per riunioni, aree sociali abilitate a effettuare videoconferenze, smartboard e altre tecnologie di collaborazione virtuale. Sono solo alcuni dei prossimi must negli uffici del futuro.

La tecnologia sta inoltre abbattendo le barriere tra potenziali inquilini e proprietari di immobili. Gli sviluppi nel cloud computing e nei social si traducono infatti in informazioni di proprietà in tempo reale, che consentono a molte attività di leasing di svolgersi principalmente online.

Un rinnovamento profondo per ciò che riguarda quindi anche tutti gli strumenti digitali a disposizione degli agenti immobiliari. Innovazioni che puntano sia alla crescita che alla velocità di erogazione dei servizi, per comprendere appieno le esigenze del mercato e adeguare l’offerta e la competenza degli incaricati.

 

Come la tecnologia e l’intelligenza artificiale influenzeranno i tuoi viaggi

Le innovazioni digitali riguardano ogni aspetto della nostra vita senza risparmiare l’esperienza del viaggio in aereo. Questi cambiamenti comprendono miglioramenti rilevanti soprattutto per chi si sposta per motivi professionali, poiché consentono di ottimizzare i tempi e di aumentare il comfort sia in aeroporto che durante il viaggio. Ormai siamo abituati a spostarci in aria con molta facilità, sono passati gli anni in cui i viaggi erano lunghi, scomodi e volare era un lusso che si potevano permettere in pochi. La tecnologia, che ormai domina il settore, è entrata nella vita di tutti i giorni dei passeggeri, che richiedono sempre più servizi aggiornati e a misura delle proprie esigenze.

Riprogrammare i voli, spostare i passeggeri, prevenire guasti meccanici e prevedere le variazioni tariffarie sono solo alcune delle prestazioni che richiedono una complessa analisi di big data, un lavoro che gli esseri umani da soli gestirebbero con molta difficoltà.

Rispetto alle precedenti tecnologie, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico aumentano la capacità di risoluzione dei problemi in misura esponenziale e con una velocità senza precedenti. Ma quali sono queste nuove conquiste che migliorano la pratica del viaggio in aereo?

Grazie ad una tecnologia che analizza gli spostamenti d’aria a centinaia di chilometri di distanza, ad esempio nel futuro le turbolenze saranno pressoché inesistenti e utilizzando la stessa tecnologia presente negli elicotteri, saranno presto in grado di decollare verticalmente, consentendo di atterrare in luoghi difficilmente raggiungibili. Vi sono ancora tanti sviluppi tecnologici attualmente in corso: un nuovo brevetto per ali pieghevoli che consente agli aerei di compiere manovre più semplici negli aeroporti o ancora la tecnologia per il trasporto a velocità supersoniche, in grado di dimezzare i tempi di viaggio.

Poiché un aereo e un equipaggio sono tipicamente programmati per servire più destinazioni, quando il maltempo o altri eventi importanti provocano singoli ritardi o cancellazioni in un aeroporto, spesso causano complicazioni anche in altri terminal. L’apprendimento automatico può risolvere questo tipo di problemi analizzando ad esempio sia i dati in tempo reale che quelli archiviati per fornire le previsioni sulle rotte da evitare.

Per anni, le compagnie aeree hanno inoltre cercato di trovare la migliore proposta per le tariffe dei biglietti, fissando prezzi sufficientemente bassi da attrarre i consumatori e abbastanza alti da proteggere i margini di profitto. Un valore che può variare in base al giorno, alla stagione e al percorso in questione. Anche in questo caso, l’apprendimento automatico può fornire valide risposte per sviluppare prezzi dinamici, determinando le tariffe ottimali per ogni rotta, giorno e stagione. Gli algoritmi possono inoltre raggruppare i dati storici dei viaggiatori con profili simili e quindi fornire consigli di volo personalizzati oltre che ottimizzare le prestazioni delle apparecchiature con una manutenzione predittiva e una perfetta gestione delle forniture.

Tutto ciò è solo una piccola parte di ciò che l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico possono fare in questo campo. Ma nonostante tutti questi sviluppi a bordo è ancora impossibile prevedere esattamente come sarà il futuro dei viaggi. Con la ricerca continua degli algoritmi e il perfezionamento delle tecnologie, le interruzioni meteorologiche diventeranno sicuramente più gestibili, gli aerei rimarranno in cielo più a lungo e trascorreranno meno tempo in riparazione, i prezzi soddisferanno sia le esigenze delle compagnie che dei consumatori e i clienti avranno una migliore risposta alle proprie richieste: un’industria più sana e robusta quindi che consenta a tutti di raggiungere nuovi importanti traguardi.

Competence center, le risorse statali salgono a 40 milioni

Arriva al traguardo il decreto di attuazione dei Competence center del piano Industria 4.0. Dopo un lungo scambio tra ministeri, Consiglio di Stato e Corte dei conti, il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 6 del 9 gennaio, ma il percorso non è ancora concluso. Occorreranno ancora diversi mesi prima di vedere all’opera il primo centro italiano concepito come “risposta” al modello tedesco dei Fraunhofer.

Ora infatti bisognerà effettuare due selezioni: quella delle università che devono scegliere le imprese partner (si pensa a un avviso pubblico per manifestazione di interesse) e il bando di gara del Ministero dello Sviluppo Economico che dovrà individuare con procedura negoziale i poli “pubblico-privato”.

Il bando del Mise potrebbe essere presentato nell’arco di 10-15 giorni, con una novità rilevante rispetto alle attese: le risorse statali a disposizione dovrebbero salire dai 30 milioni indicati nel decreto a 40 milioni.

I centri ad alta specializzazione dovranno essere costituiti con un contratto che oltre ai partner dovrà specificare, tra le altre cose, l’attività e gli obiettivi strategici; l’entità e i tempi dei conferimenti; il divieto di ripartizione degli utili; la previsione di un organo comune che agirà in rappresentanza delle imprese partner su alcune procedure, ad esempio per accedere a garanzie sul credito o a strumenti per l’internazionalizzazione.

Sono tre i compiti principali che assolveranno i Competence center: erogare servizi di orientamento per le imprese, in particolare Pmi, sui temi della digitalizzazione industriale; formazione (in aula, sulla linea produttiva e su applicazioni reali); attuazione dei progetti di innovazione e ricerca proposti dalle imprese e fornitura di servizi di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0.

Ai Competence center selezionati saranno assegnati fondi pubblici – secondo il regolamento Ue Gber – per un massimo teorico di 7,5 milioni di finanziamento (contributi diretti alla spesa) per singolo polo. Con questa ripartizione: 65% per costituzione e avvio dell’attività e 35% per i progetti (per un importo massimo di 20mila euro).

La dote più corposa (40 milioni rispetto ai 30 preventivati) potrebbe consentire il decollo di 6-8 Competence center in tutta Italia. Tra i candidati ci sono i tre Politecnici (Milano, Torino e Bari), l’università di Bologna, il Sant’Anna di Pisa (in partnership con la Normale), l’università di Genova, la Federico II di Napoli e la rete degli atenei veneti guidati da Padova.

Competenze in “Impresa 4.0”: dieci proposte concrete per avviare il capitolo dei Competence Center e del Lavoro 4.0

Il Piano Nazionale 4.0 ha compiuto il primo anno di vita, essendo stato avviato con considerevole ritardo rispetto ad altri Paesi Europei, alla Cina e agli USA. Il Piano ha introdotto un numero considerevole di misure e interventi a supporto della diffusione dell’Industria 4.0 nel nostro Paese, al fine di stimolare il rilancio dell’economia nazionale. Ma Industria 4.0 non è solo tecnologia, è anche lavoro, competenze, formazione, organizzazione del lavoro, territori ed ecosistemi innovativi. Senza tutti questi elementi non si riuscirà a realizzare una trasformazione tanto fondamentale per le nostre imprese quanto complessa da realizzare.

Negli ultimi anni il centro studi ADAPT ha rivolto la sua attenzione e i suoi sforzi progettuali verso l’Industria 4.0 approcciando il tema dal punto di vista del lavoro e delle competenze, nella convinzione che quello degli investimenti in tecnologia sia sì un capitolo fondamentale, ma che rischia di restare incompleto. Infatti senza riqualificazione delle competenze dei lavoratori e sviluppo di nuovi modelli organizzativi, la tecnologia non potrà dare i frutti sperati. Insieme ad un Libro Bianco sul lavoro e le competenze nell’Impresa 4.0, ADAPT avanza dieci proposte concrete per avviare il capitolo dei Competence Center e del Lavoro 4.0.

Al fine di approfondire questi temi, Confindustria Udine, in collaborazione con il centro di ricerca ADAPT, organizza un convegno che si terrà a Palazzo Torriani lunedì 15 gennaio 2018 alle ore 14.30.

Di seguito il programma degli interventi:

  • Saluti Istituzionali – Anna Mareschi Danieli, Presidente Confindustria Udine
  • Presentazione del volume “Il piano Industria 4.0 un anno dopo” – Francesco Seghezzi, Direttore Generale Fondazione ADAPT
  • Esperienza aziendale: Energia, Automazione e Robotica verso una Metallurgia Sostenibile: visione 2060 e oltre – Antonello Mordeglia, President & CEO Danieli Automation Spa
  • Problema delle competenze digitali nella Pubblica Amministrazione – On. Paolo Coppola, Camera dei Deputati
  • Conclusioni – Michele Tiraboschi, Professore Ordinario Dipartimento di Economia “Marco Biagi” Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

È necessaria l’iscrizione online attraverso il link www.confindustria.ud.it/convegni (le iscrizioni saranno accettate fino ad esaurimento dei posti disponibili)

Confindustria Marche Nord e MIP Politecnico di Milano insieme nel “Percorso Industria 4.0”

Confindustria Marche Nord prosegue il piano di azioni su Industria 4.0 rivolto agli associati, proponendo un percorso formativo specialistico di 5 giornate progettato e realizzato in collaborazione con MIP – Politecnico di Milano Graduate School of Business.

Gli obiettivi del “Percorso Industria 4.0” sono:

  • approfondire le origini della moderna rivoluzione industriale 4.0, per far comprendere meglio le potenzialità del manufacturing del futuro: intelligente e sostenibile;
  • introdurre in modo organico e sistematico gli elementi costituenti dell’innovazione 4.0, dalle nuove tecnologie di produzione, alle tecnologie digitali IoT;
  • fornire strumenti concreti ai responsabili di produzione, di stabilimento e di reparto per aumentare l’efficienza dei processi e dei sistemi produttivi.

Il corso è rivolto agli imprenditori ed ai loro più stretti collaboratori (Direttori Generali, Responsabili di Produzione, Responsabili di Stabilimento).

Per tutti gli approfondimenti è possibile consultare la scheda descrittiva del percorso o contattare Confindustria Marche Nord (tel: 071.29048218 – email: [email protected]).

 

Connected Manufacturing Forum

il 24 e 25 ottobre a Milano si svolge il Connected Manufacturing Forum, un’iniziativa di Business International – Fiera Milano Media dedicata al mondo dell’industria italiana, alla manifattura Made in Italy, ai nuovi modelli di business, al capitale umano, alla sicurezza dei nuovi ecosistemi digitali.

Senza una forte cultura industriale, la sola tecnologia non può portare risultati. È indispensabile quindi incrociare competenze analogiche e competenze digitali, capacità di visione dell’industria e capacità di sviluppo in chiave digitale. Il Forum rappresenta in tal senso un’occasione per condividere idee e best practice legate a Industria 4.0 e un’importante opportunità di networking.

Programma delle attività

Per maggiori info: https://cmf.businessinternational.it/

Convegno a Parma: “Industria 4.0 e capitale umano”

Si terrà il 30 gennaio alle 17, presso l’Unione Parmense degli Industriali il convegno dedicato al tema dello sviluppo del capitale umano nell’ambito dell’innovazione 4.0 delle imprese.

Imprenditori e Manager sono le due figure chiave nella Quarta Rivoluzione Industriale: questo è il messaggio del quale Unione Parmense degli Industriali e Federmanager Parma si fanno portatori, insieme all’Università di Parma, attraverso il Digital Innovation Hub europeo SMILE già operativo.

La quarta rivoluzione industriale è una delle grandi sfide da affrontare del sistema produttivo italiano, che ha nell’imprenditorialità il suo asse portante.

Ci sono i piani e gli incentivi governativi, ma è necessario anche un cambio culturale che passi attraverso l’adozione di nuove competenze manageriali che Federmanager è in grado di mettere a disposizione tramite manager certificati e opportunamente formati alle nuove tematiche di Industry 4.0; in questo modo l’Azienda può svolgere con successo il proprio ruolo competitivo, affermando il valore dell’innovazione che è alla base di un futuro in cui dovrà muoversi l’intero sistema Paese.

Imprenditori e Manager possono, insieme, trovare la strada e le soluzioni per raccogliere e vincere la sfida, realizzando progetti di qualità e innovazione che valorizzino il know-how imprenditoriale e il capitale umano e creando il modello italiano dell’Azienda del Futuro.

Consulta il programma dei lavori e registrati per partecipare all’evento

Dalla Meccatronica alla Robotica Collaborativa nell’Industria 4.0

Le prime applicazioni della robotica nella produzione industriale risalgono all’inizio degli anni ’60, progrediscono negli anni ’80 con le tecnologie Meccatroniche, fino ad arrivare al 2000, periodo in cui si diffondono in modo capillare.

Fiorita principalmente nel settore dell’Automotive, la robotica nel tempo ha trovato applicazione in molte delle produzioni di beni ad alta tecnologia e di largo consumo. A seguito di una così grande diffusione, le sue specifiche tecniche si sono evolute a tal punto, da rendere i robot sempre più efficienti, sofisticati e soprattutto autonomi.

Per beneficiare a pieno di tali progressi, è divenuto necessario rendere le macchine capaci di affiancare in tempo reale l’uomo. È per questo motivo che si è iniziato a parlare di “robotica collaborativa”, spostando l’attenzione sulle dinamiche di interazione uomo-macchina ed in particolare sugli aspetti di sicurezza che ne derivano.

Gli stabilimenti produttivi che vogliono integrare tali tecnologie si ispirano al concetto di “Fabbrica Intelligente”, alla base del quale ci sono i principi di “collaborazione sicura” e di interconnettività. Tali innovazioni hanno portato alla nascita di COBOT, o CO-robot, macchinari dotati di abilità di apprendimento in tempo reale, grazie all’accesso a big data e connessione in cloud, e di meccanismi di monitoraggio basati su sensori, telecamere, sistemi anticollisione e di riconoscimento vocale. Queste specifiche consentono ai robot collaborativi di poter operare in sicurezza in ambienti dinamici, a stretto contatto con operatori umani, permettendo così il loro utilizzo in settori che vanno oltre la produzione industriale, come l’astronomia, la medicina, la domotica, i servizi ed il sociale.

Il progetto “Ricomincio da 4”, sviluppato da Federmeccanica e Federmanager con il supporto di Fondirigenti, offre la possibilità di approfondire la conoscenza ed i casi di applicazione della robotica collaborativa e degli ulteriori argomenti relativi alle innovazioni tecnologiche dell’Industria 4.0, visita il link: https://ricomincioda4.fondirigenti.it/

 

Dieci valide piattaforme di automazione del marketing digitale

Rispetto al passato, oggi l’automazione del marketing digitale è diventata un grande business. Con la necessità di strumenti più sofisticati, infatti, sono nate numerose piattaforme che consentono di automatizzare attività ripetitive, ridurre gli errori umani, gestire la complessità, misurare e ottimizzare gli sforzi di chi ha bisogno di promuovere il proprio business, prodotto o servizio che sia.

Ecco dieci tra le migliori piattaforme web per la gestione automatizzata del marketing digitale:

1. HubSpot

Fondata nel 2006 da Brian Halligan e Dharmesh Shah presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), è una società di Inbound Marketing che aiuta le aziende ad attirare traffico sul proprio sito e convertire le visite in contatti, a generare lead in entrata, raccogliendo informazioni utili per dare ai propri contatti quello che cercano.

2. Pardot

Società di Salesforce, è una suite di automazione del marketing B2B facile da usare che aiuta i team di vendita e marketing a massimizzare l’efficienza e aumentare le entrate. Con una suite di software CRM basata sul Web, offre soluzioni di gestione delle relazioni con i clienti, sfruttando ogni canale.

3. Marketo

Piattaforma di automazione del marketing basata sull’Account Based Marketing, strategia che consiste nell’individuare aziende target specifiche e nel progettare attività su misura per attrarle. Fondata nel 2006, fornisce software alle aziende di tutte le dimensioni per costruire e sostenere relazioni coinvolgenti con i propri clienti.

4. Oracle Eloqua

Dal 1999 la soluzione Oracle Eloqua, consente agli operatori di pianificare ed eseguire campagne di marketing automatizzate offrendo al contempo un’esperienza cliente personalizzata per i propri destinatari potenziali.

5. Act-On

Fondata nel 2008, è una piattaforma integrata di automazione del marketing progettata per allineare le campagne di marketing in entrata e in uscita lungo il ciclo di vita produttivo del cliente, per massimizzare il ritorno sugli investimenti in marketing.

6. LeadSquared

LeadSquared, fondata nel 2012, è una società di software per il marketing che aiuta le piccole e medie imprese a generare entrate allineando le loro attività di marketing e vendita. Fornisce l’acquisizione di lead da tutte le fonti: email, campagne online, chiamate telefoniche, siti Web, chat e altro ancora.

7. Infusionsoft

Infusionsoft, sviluppato nel 2001 dai fratelli Scott e Eric Martineau e Clate Mask a Mesa, in Arizona, è un software di vendita e marketing leader per i proprietari di piccole imprese che aiuta a organizzarsi e ad aumentare le vendite risparmiando tempo. Utilizzato da molti blogger, facilita la creazione e l’esecuzione di una strategia di vendita e marketing, centralizzando le interazioni con i clienti, acquisendo nuovi contatti e automatizzando attività ripetitive come follow-up, gestione dei contatti, fatturazione e pagamento da un’unica posizione.

8. Sales Fusion

Fornitore leader di software di automazione del marketing progettato per le aziende B2B che si impegnano a generare maggiori entrate allineando marketing e vendite. Salesfusion aiuta le aziende a costruire una grande canalizzazione delle entrate per il marketing e le vendite creando conversazioni digitali personalizzate.

9. OutMarket

OutMarket fornisce software e servizi di automazione del marketing per generare risultati quantificabili. La piattaforma OutMarket integra l’e-mail marketing, le landing page, la gestione dei social media, la diffusione della stampa e una solida analisi in un’unica soluzione basata su cloud, semplice ma completa, che aiuta i clienti a superare la concorrenza e a far crescere la propria attività.

10. Net-Results

Net-Results mira a rendere più semplice l’automatizzazione di tutti i tipi di attività di marketing, permette di svolgere un lavoro migliore per nutrire i potenziali clienti, scoprire lead qualificati e incrementare la crescita dei ricavi.

 

EIT DIGITAL CONFERENCE 2018: guida alle innovazioni digitali europee

Si terrà l’11 settembre a Bruxelles la terza conferenza annuale di EIT Digital, l’organizzazione europea leader nell’innovazione digitale e nell’educazione all’imprenditorialità.

Nel corso dell’evento si parlerà di come un ecosistema composto da imprese, centri di ricerca e istituzioni accademiche, possa favorire la trasformazione digitale, rispondere alle sfide di domani e sostenere la crescita economica di tutta l’Europa.

I punti salienti del programma di lavoro prevedono:

  • 20 TOP SPEAKER: 20 oratori di spicco provenienti dall’industria, dalle istituzioni europee, dal Deep Tech e dalla ricerca che condivideranno le loro prospettive e le loro best practice,
  • 50 HANDS-ON DEMO: un grande spazio espositivo conterrà 50 demo di progetti innovativi nel campo del Digital Wellbeing, delle città e delle infrastrutture digitali, della Digital Industry e del fintech,
  • 10 INTERACTIVE THOUGHT LEADERSHIP SESSIONS: 10 sessioni interattive incentrate sull’acceleratore di impresa, sulle attività di innovazione digitale e sull’accademia digitale di EIT Digital.

Per maggiori informazioni e per partecipare all’evento è necessario registrarsi gratuitamente a questo link

 

Federmeccanica per l’Industry 4.0… Ricomincia da 4!

Ricomincio da…4” è un progetto di Federmeccanica e Federmanager, finanziato da Fondirigenti, che intende proporre contenuti e approfondimenti in tema di trasformazione digitale e formazione di competenze sui nuovi metodi di produzione 4.0 a imprenditori, dirigenti e a tutti coloro che operano nel settore industriale.

L’iniziativa è legata alla piattaforma web dedicata (https://ricomincioda4.fondirigenti.it/), tramite la quale gli utenti registrati possono In-Formarsi in modo personalizzato sui principali temi dell’Industry 4.0. Collegandosi alla piattaforma di “Ricomincio da…4” si accede ad un percorso strutturato in 6 moduli in-formativi, ognuno dei quali articolato su tre macro aree: “tecnologia”, “competenze e organizzazione del lavoro” e “strumenti finanziari”, che permettono a ciascun utente di approfondire i propri interessi, nel personale ambito di competenza, anche tramite una lettura trasversale.

Tutti i temi caratteristici della nuova rivoluzione industriale trovano spazio su “Ricomincio da…4”, dalle tecnologie 4.0 (Big Data, Cloud Computing, IoT, intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologie, ecc) alle nuove forme di organizzazione e gestione del lavoro nelle PMI, agli strumenti finanziari utili per l’uso degli incentivi economici ad oggi disponibili.

Ciascun modulo propone una pluralità di strumenti informativi, tra cui video-testimonianze che presentano l’esperienza sul campo delle aziende più innovative e numerosi articoli ad alto contenuto informativo, grazie al supporto di esperti e figure di riferimento nell’ambito industriale e universitario.

Tra gli editor che collaborano alla piattaforma, con le proprie ricerche e i propri studi, figurano, solo per citarne alcuni: Pierpaolo Pontrandolfo, docente del Politecnico di Bari e coordinatore scientifico del progetto; Francesco Seghezzi, direttore generale della Fondazione ADAPT e Giambattista Gruosso, docente del Politecnico di Milano.

“Ricomincio da…4” è un progetto in continua evoluzione. Al temine infatti della pubblicazione dei 6 moduli in-formativi previsti, proseguirà la propria attività  con nuove iniziative che accompagneranno manager e imprenditori nell’esplorazione dell’Industria 4.0, in linea con la dinamicità caratteristica delle tecnologie di cui tratta.

 

I quattro superpoteri che cambieranno il mondo

L’argomento dei superpoteri ha da sempre un posto d’onore nell’immaginario collettivo, dagli dèi ed eroi degli antichi Greci fino ai più moderni supereroi. Questi valorosi personaggi ci hanno fatto passare l’infanzia (e non solo) a fantasticare, a sognare di poter avere almeno una delle loro abilità sovrannaturali.

Nei fumetti, quando il protagonista scopre di averne li usa immediatamente per lottare contro il crimine. Diventa un paladino della giustizia che si erge a difensore della comunità e che in questo modo plasma il corso della storia dell’intera umanità.

La capacità di volare, la forza, la velocità, l’invisibilità e l’immortalità. Sono solo alcuni dei poteri più famosi. Ma nell’era digitale, è necessario ampliare questa lista per includerne altri quattro che promettono di esercitare un’altrettanto valida influenza nei prossimi 20 anni: la tecnologia mobile, il cloud, l’intelligenza artificiale (AI) e l’Internet of Things (IoT). Man mano che queste innovazioni tecnologiche maturano, si fondono l’una con l’altra, rimodellando ogni aspetto della società, dall’assistenza sanitaria all’educazione, dal trasporto alla sfera finanziaria. Ecco alcuni esempi specifici di come questi quattro moderni superpoteri ci aiuteranno ad affrontare alcune delle più grandi sfide globali.

 

Smartphone: una portata senza precedenti

La tecnologia mobile offre attualmente un’ampia portata di segnale, connettendo le persone indipendentemente da dove si trovino nel mondo. Per milioni di persone che vivono in aree remote, l’accesso a un telefono cellulare ha migliorato di gran lunga la vita di tutti i giorni. Uno smartphone nello specifico consente di usufruire di microprestiti, previsioni meteorologiche accurate ed informazioni specializzate per aiutare ad esempio i piccoli agricoltori ad aumentare i propri raccolti in un modo sostenibile. Un recente studio del MIT condotto in Kenya ha rilevato che tra il 2008 e il 2014 l’accesso mobile ha sollevato dalla povertà circa 200.000 famiglie (il 2% della popolazione). Questi servizi hanno infatti già aiutato circa 185.000 famiglie keniane a diventare finanziariamente autosufficienti grazie ad occupazioni commerciali.

 

Cloud: aumento della capacità

Il mondo del cloud attualmente offre un catalogo di servizi a capacità infinita per le aziende che possono attingere a qualsiasi tipo di risorsa, secondo le proprie necessità, senza dover anticipare investimenti. Oggi 9 organizzazioni su 10 si affidano a servizi di cloud. Siamo ancora agli albori di quella che chiamiamo “economia digitale”, ma sicuramente continueremo a vedere importanti progressi nei servizi a distanza. Molte opportunità di lavoro e l’apprendimento online ad esempio vengono effettuate grazie a questa tecnologia, una grande opportunità in particolare per i miliardi di persone che non hanno accesso alle tradizionali forme di istruzione.

 

AI: intelligenza artificiale ovunque

L’intelligenza artificiale ci consente di estrarre enormi quantità di dati in tempo reale e di utilizzare queste informazioni per accelerare meccanismi di scoperta e creare nuovi modelli di business. Questa tecnologia innovativa attualmente sta fornendo potenti intuizioni sopratutto nel settore sanitario, dove gli algoritmi di deep-learning stanno già creando farmaci rivoluzionari, migliorando la diagnosi e progettando piani di trattamento molto più efficaci di qualsiasi approccio precedente. Ne è una prova il campo delle protesi, nel quale si stanno facendo importanti scoperte. I ricercatori della Newcastle University, ad esempio, hanno creato una mano bionica che consente ad un amputato di raggiungere automaticamente gli oggetti, senza il bisogno di pensare al movimento, nello stesso modo quindi in cui si muove una mano reale.

 

IoT: collegamento tra mondo digitale e mondo fisico

L’Internet of Things collega il mondo fisico con quello digitale, portando la tecnologia in ogni dimensione del progresso umano. Nella sua forma più basilare, consiste nel connettere una varietà di oggetti fisici in una rete in cui le macchine possono comunicare, inclusi milioni di sensori incorporati che trasmettono dati in tempo reale. L’IoT sta già aprendo possibilità entusiasmanti in diversi settori come le auto connesse, le reti energetiche e le produzioni intelligenti. In tutte le dimensioni della complessa sfida ambientale che affrontiamo, l’Internet delle Cose ci consente anche di tracciare e rilevare la salute del Pianeta con una maggiore accuratezza rispetto al passato.

 

È vero che la tecnologia non è una panacea per tutti i problemi che affliggono attualmente il mondo. E spesso neppure i superpoteri possono nulla contro i mali dell’umanità. Tuttavia l’innovazione tecnologica è lo strumento più potente che abbiamo a nostra disposizione per affrontare i grandi ostacoli al progresso umano e migliorare la qualità della vita. La tecnologia in sé non è né buona né cattiva, dipende tutto infatti dal modo in cui noi la applichiamo.

I responsabili delle notizie false in rete

Il Pew Research Center, istituto statunitense che si occupa di analisi politiche e che fornisce informazioni su problemi sociali, opinione pubblica e andamenti demografici, ha pubblicato recentemente un rapporto molto interessante. Lo studio mostra che, nell’estate scorsa, su Twitter i due terzi dei collegamenti a siti popolari provenivano da account automatizzati, rendendo quindi i bot responsabili del 66% dei tweet che collegano i lettori a un sito web. I robot sono quindi gli autori del 76% dei link a contenuti sportivi, del 90% a contenuti per adulti e dell’89% ai siti di aggregazione di notizie popolari, che raccolgono commenti da tutto il web.

Ma nel condurre la ricerca, il Pew Research Center ha inoltre scoperto che, anche con la presenza degli account automatici, che riprendono gran parte dei link condivisi su alcune piattaforme social e nelle sezioni di commenti dei siti Web, le notizie false rimangono comunque una responsabilità principalmente umana.

Non risultano quindi essere create né riprodotte dai bot, ma sono invece frutto dell’intenzionalità umana, grazie alle capacità virali di persone ignare o scarsamente informate. Le fake news, credibili e pericolose, di solito provengono infatti dalle persone comuni, autori, spesso inconsapevoli, della loro diffusione.

Un altro studio, quello dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, ha rilevato inoltre che i robot hanno accelerato la diffusione di notizie, sia vere che false. Praticamente i bot diffondono tutto, indipendentemente se i fatti siano o meno veri, mentre gli esseri umani prediligono le finzioni, perché tendono ad essere intrinsecamente più drammatiche e interessanti della realtà. In molte occasioni, inoltre, le persone contribuiscono inconsapevolmente alla diffusione di notizie false, condividendole senza preoccuparsi prima di verificarne l’accuratezza o l’autenticità della fonte. I ricercatori del MIT hanno quindi scoperto che le informazioni false avevano il 70% in più di probabilità di ricevere il primo retweet e, naturalmente, di essere divulgate ad altri siti e account.

In un momento in cui le notizie false influenzano anche i più alti livelli di leadership governativa, ci sono diversi passi da compiere per essere un consumatore responsabile e più partecipe della realtà che ci circonda. Una delle migliori prove del nostro impegno sociale è infatti la responsabilità di controllare prima di condividere un post, di verificare i fatti, se possibile.

Abbiamo tutte le possibilità per diventare una comunità online più responsabile. Ma ci vorrà un forte impegno di azione e di volontà per spingersi oltre e ricercare sempre la verità.

 

Il Biological Manufacturing System, la chiave per la prossima rivoluzione industriale

Si parla sempre più spesso di intelligenza artificiale e robotica che, indipendentemente da ciò che si pensi a riguardo, saranno i grandi protagonisti della prossima rivoluzione industriale.

Oltre alla produzione, scalabile e completamente automatizzata, i robot possono aiutare nelle attività di servizio, dalle richieste dei clienti fino alle attività creative, come ad esempio nella progettazione, dove sono più veloci, operosi e precisi degli esseri umani.

Poiché il nostro futuro, come quello della comunicazione, è legato agli androidi, dobbiamo pensare a come costruirne esemplari sempre più autonomi ed “etici”.

Al Georgia Institute of Technology, i ricercatori hanno costruito Quixote, un sistema di intelligenza artificiale che insegna ai robot a distinguere il bene dal male, attraverso la lettura di storie e atteggiamenti gratificanti, programmandoli in modo che possano difendersi da potenziali molestie, invece che imparare da esse.

Grazie alle tecnologie alla base di Industry 4.0, come ad esempio lo sviluppo di sistemi autonomi, l’elevato grado di interconnessione e i materiali innovativi, il  cositddetto Biological Manufacturing System (BMS) mira a gestire i cambiamenti dei sistemi produttivi sulla base di idee biologiche come l’auto-crescita, l’auto-organizzazione, l’adattamento e l’evoluzione.

Il modello, basandosi sulle caratteristiche e sui modi degli organismi viventi, sviluppa infatti un comportamento adattivo, che consente agli automi di affrontare ogni sfida usando principi di apprendimento ed adattabilità. Una riconfigurazione dinamica dei sistemi di produzione dove le macchine agiscono quindi in modo spontaneo, permettendo ottimizzazione, riduzione dei tempi e dell’impatto ambientale, miglioramento della qualità e abbattimento dei costi.

Dinanzi a queste scoperte, diviene necessario porre le basi per una solida e condivisa Roboetica, un’etica della robotica, in grado di rispondere alle crescenti domande e di risolvere eventuali problemi in merito ad una corretta convivenza con gli esseri umani.

 

Il lavoro nell’era dell’innovazione digitale

L’aumento degli investimenti in Ricerca e Sviluppo riguardanti l’offerta di prodotti e servizi suggerisce sempre con maggior chiarezza che nei prossimi anni ci saranno grandi cambiamenti riguardo la futura domanda di lavoratori e di competenze da parte delle imprese.

Le aziende stanno già avvertendo gli effetti del passaggio al digitale nelle proprie attività e la familiarità con i software sta diventando ormai un requisito fondamentale anche per i manager.

Le prospettive più favorevoli in futuro saranno infatti per i lavoratori che hanno le conoscenze per gestire l’automazione e le competenze per colmare il divario tra la tecnologia e le esigenze dei clienti.

Un’abilità chiave per le aziende sarà proprio quella di canalizzare questa creatività nell’offerta di prodotti e servizi, in modo da creare valore aziendale ed al contempo generare nuova occupazione.

La ricerca si sta spostando quindi sempre più verso lo sviluppo di software e servizi per consentire la differenziazione e l’adattabilità dei prodotti, migliorare le esperienze e rispondere alle nuove esigenze dei clienti, fornendo un valore aggiunto e una migliore usabilità.

Per supportare questa transizione, le imprese si stanno adeguando a standard e aspettative in rapido cambiamento, concentrando la maggior parte delle spese sull’ingegneria elettrica e meccanica.

I motivi principali sono la ricerca di margini più elevati, il desiderio di accedere a mercati non sfruttati, la necessità di ridurre i costi operativi e il desiderio di collegare la digitalizzazione al business.

Indipendentemente dal settore produttivo in cui operano, le aziende stanno infatti scoprendo, oltre alle nuove sfide culturali e manageriali, la necessità di adattare i propri modelli di business per impiegare in modo efficace e produttivo le innovazioni, sia sul fronte dell’hardware che del software.

In questo contesto il design thinking e le metodologie agili, possono aiutare a colmare il tempo di sviluppo e il time-to-market delle offerte di servizi e prodotti.

Offrire eccellenti prodotti è oggi più che mai un must per competere nel mercato. Le “funzionalità”, come capacità di soddisfare le esigenze specifiche dei clienti, sono i fattori che differenziano le aziende, creano vantaggio competitivo e generano nuovi flussi di entrate, offrendo le possibilità per reimmaginare la value proposition e il modello di business che le supporta.

 

Il successo nella trasformazione digitale dipende dalla tecnologia oppure dalla mentalità aziendale?

Anche grazie alla tecnologia, il mondo sta mutando continuamente e rapidamente. Nel campo finanziario, come in tutti gli altri settori, il digitale ha avuto un impatto drastico e solo le aziende in grado di accettare questi cambiamenti possono aspirare al successo.

I consumatori, sempre più consapevoli, attenti e selettivi sui prodotti che scelgono di utilizzare, usufruiscono attivamente dei servizi di digital banking, ricevono sempre più opportunità e le loro aspettative rispetto ad esempio al tema della concorrenza sono in costante crescita. I clienti non sono più fedeli a una sola banca, ma passano da una all’altra, utilizzando a volte anche diversi servizi finanziari contemporaneamente, ignorando spesso le offerte della pubblicità.

Ma alcune aziende giovani ed ambiziose ricevono oggi una straordinaria attenzione anche attraverso la creazione di particolari servizi finanziari. Il portafoglio mobile Revolut, ad esempio, ha raggiunto 2 milioni di utenti in Europa e il servizio di trasferimento online Transferwise sposta oltre 2 miliardi di sterline al mese su base globale. Il numero di simili servizi finanziari sta crescendo e continuerà ad aumentare anche grazie alla legislazione dell’open banking.

Queste iniziative hanno come caratteristica principale un approccio al business basato sulla cultura dell’organizzazione, sui principi del design del prodotto e del servizio ai clienti. Porre quindi l’attenzione sulle aspettative e sul comportamento del cliente oggi cambia completamente le regole del gioco. Se si desidera garantire il successo alla propria organizzazione è quindi il momento di cambiare mentalità.

Una forte attenzione ai requisiti ed ai desideri dei clienti è fondamentale. Sono le loro necessità, percezioni ed esperienze a giocare un ruolo chiave nell’economia digitale. I clienti di oggi si aspettano infatti un atteggiamento più etico, responsabile e onesto da parte del proprio istituto finanziario. Solo un simile atteggiamento, più vicino ai loro bisogni, può assicurare quindi un successo a lungo termine in condizioni di trasparenza digitale, socializzazione e globalizzazione totale.

Invece di una mentalità di marketing obsoleta, focalizzata solo sulla vendita, occorrerebbe quindi implementare l’esperienza, focalizzandola sulla creazione di valore per i clienti, l’unica strategia vincente per rispondere alle continue sfide del mondo digitale.

 

Industory: dieci “campioni” dall’Italia 4.0

Dieci storie di eccellenza dall’Italia del 4.0. Sono le esperienze raccontate dal progetto Industory, la serie di videointerviste realizzate da Confindustria nell’ambito del piano “Industry 4.0 – Preparati al futuro”, curato insieme ad SFC. Un viaggio da Nord a Sud, da Trento ad Alghero, per testimoniare un percorso di crescita sia dei processi produttivi, che della professionalità dei lavoratori.

Affiancate da un riuscito roadshow articolato in 18 tappe seminariali sul territorio nazionale, 4 webinar e un sito di progetto con i quali sono state presentate alle imprese le opportunità della rivoluzione digitale, le Industory hanno messo in vetrina le testimonianze dei “campioni” scelti per raccontare l’esperienza della propria impresa lungo il percorso della digitalizzazione. Alcune di queste sono state anche proiettate lo scorso 5 febbraio a Torino, in occasione della presentazione dei risultati del Piano Nazionale Industria 4.0.

Imprese familiari e realtà più manageriali, attive nei settori più diversi e in varie regioni del Paese: sono loro le protagoniste delle video-interviste, raccolte all’interno del sito di progetto e che è possibile vedere a questo link: https://preparatialfuturo.confindustria.it/industory/

 

Industory: le eccellenze dell’Italia 4.0

Un viaggio nell’Italia che innova. È il progetto Industory: testimonianza di percorsi di crescita, aziendale ma non solo. E’ l’innovazione dei processi produttivi ma al tempo stesso è anche lo sviluppo di nuove opportunità per le persone.

Si tratta di una serie di video-interviste realizzate da Confindustria nell’ambito del piano “Industry 4.0 – Preparati al Futuro”, curato insieme ad SFC. Storie di eccellenza, quelle dei “campioni” scelti per raccontare l’esperienza della propria impresa lungo il percorso della digitalizzazione. Alcune di queste sono state anche proiettate lo scorso 5 febbraio a Torino, in occasione della presentazione dei risultati del Piano Nazionale Industria 4.0, cui hanno partecipato – tra gli altri – il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, il premier Gentiloni e il ministro Calenda.

Le prime 6 storie di Innovazione 4.0 sono state già pubblicate sul sito dedicato al progetto, vetrina delle attività in corso. Imprese familiari e realtà più manageriali, attive nei settori più diversi e in varie regioni del Paese: sono loro le protagoniste delle video-interviste che vi invitiamo a consultare qui: https://preparatialfuturo.confindustria.it/industory/

Ma non ci sono solo le Industory, che aumenteranno nelle prossime settimane. Procede infatti spedito sul territorio il roadshow per presentare alle imprese le opportunità della nuova rivoluzione digitale, giunto alla sua ottava tappa. Altre dieci sono già in calendario, dal Nord al Sud dell’Italia, per un viaggio affascinante che si concluderà a giugno. Un motivo in più, insomma, per continuare a seguire questa importante iniziativa.

 

INNOVATIVE DESIGN AND MATERIAL PROCESSING FOR ADDITIVE MANUFACTURING

Il DIH Campania, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, organizza il 26 Gennaio dalle 14.30 il seminario dedicato a “INNOVATIVE DESIGN AND MATERIAL PROCESSING FOR ADDITIVE MANUFACTURING”.

L’Additive Manufacturing è una tecnica che consente di realizzare, partendo da un modello digitale 3D, il prodotto strato dopo strato, eliminando molti dei vincoli di costo e di fattibilità che limitano il design ottimale e la creatività, riducendo il time-to-market. Sussistono ancora molti limiti all’effettiva implementazione industriale di questi processi innovativi (qualità dei pezzi prodotti, ripetibilità, presenza di tensioni residue), che solo con un approccio sistemico ed ecosostenibile, saranno in grado di esprimere il massimo potenziale e permettere un reale salto generazionale nell’ambito dell’industria manifatturiera.

L’evento, di cui si segnala di seguito il programma dei lavori, si terrà presso la Scuola Politecnica delle Scienze di Base, in Piazzale Tecchio 80 a Napoli.

Per informazioni e adesioni – email: [email protected] – tel: 0815836274 – www.unindustria.na.it

 

Programma dei lavori

26/01/2018 – Napoli – Programma dei lavori

Intelligenza artificiale e apprendimento automatico, quali le differenze

C’è ancora molta confusione tra i concetti di apprendimento automatico e intelligenza artificiale. Molti si riferiscono infatti ancora all’AI e al Machine Learning come a concetti equivalenti e li utilizzano indifferentemente come nozioni parallele.

Ma l’apprendimento automatico è semplicemente un ramo dell’intelligenza artificiale, un sistema per ottenerla. Un modo in cui il software analizza i dati, ne riconosce le caratteristiche e “impara” dal loro esame.

Tom M. Mitchell, professore ed ex presidente del dipartimento di apprendimento automatico presso l’Università Carnegie Mellon, lo descrive come “lo studio degli algoritmi informatici che migliorano automaticamente attraverso l’esperienza”.

L’apprendimento automatico infatti si basa sull’analisi di grandi serie di dati, esaminati e confrontati per individuare modelli comuni. L’intelligenza artificiale invece riguarda tutte le macchine computazionali in grado di eseguire compiti caratteristici dell’intelligenza umana. Comprende una considerevole quantità di progressi tecnologici e l’apprendimento automatico è solo uno di questi.

Il termine “intelligenza artificiale” è stato concepito negli anni ‘50 da un gruppo di ricercatori tra cui Allen Newell e Herbert A. Simon. Da subito i ricercatori si mostrarono molto fiduciosi fino a quando negli anni ’70 iniziarono a incontrare serie difficoltà e gli investimenti subirono abbondanti riduzioni. Un periodo difficile, conosciuto come l’inverno dell’intelligenza artificiale, nonostante alcuni grandi successi come il sistema Deep Blue di IBM, un computer a parallelismo massivo in grado di calcolare 200 milioni di posizioni al secondo, che sconfisse in una memorabile sfida l’allora campione mondiale di scacchi.

L’apprendimento automatico ha raggiunto ultimamente notevoli traguardi in relazione all’intelligenza artificiale. Enormi quantità di dati raccolti da infinità di sensori presenti nellInternet of Things, migliorano e continueranno sempre più a migliorare l’AI.

 

L’importanza di una strategia di marketing basata sui dati

Il marketing basato sui dati sta dimostrando di essere una strategia vincente per il successo delle aziende. Per questo motivo ci si concentra sempre più su iniziative e campagne basate sulle informazioni, per ottenere profili accurati dei propri clienti.

Un recente rapporto di Accenture mostra che il 75% dei consumatori sceglie di acquistare da marchi che li riconoscono per nome, che formulano raccomandazioni basate su acquisti passati e che conoscono la cronologia dei propri acquisti personali. Gli acquirenti infatti, non chiedono solo esperienze di shopping specifiche, ma premiano soprattutto i marchi che personalizzano completamente la propria attività.

I dati offrono chiarezza e informazioni su ciò che i clienti preferiscono, cosa acquistano, a quali contenuti sono interessati, quali sono le loro abitudini di acquisto e cosa cercano in un marchio. La raccolta e l’analisi delle informazioni indicano quindi quali sono le loro preferenze, fornendo le giuste informazioni per attrarre efficacemente i diversi profili dei consumatori.

Una volta individuati gli strumenti per la raccolta dei dati, le aziende sono quindi pronte a personalizzare. La personalizzazione è uno dei modi più significativi per identificare il proprio pubblico e constatare il successo del proprio brand. Mediante la raccolta e la gestione di queste informazioni è così possibile automatizzare il marketing e attivare contenuti pertinenti che corrispondano a ogni singolo individuo.

Una delle principali sfide del successo nel marketing basato sui dati è però costituita dalla insufficienza di tempo che i marketers dedicano a studiarli. Non importa infatti quanti dati si raccolgano, se non si impiega tempo a decifrarli per scoprire cosa ci stanno dicendo, sono totalmente inutili. Allo stesso modo, è fondamentale avere una squadra di professionisti, che non siano solo creativi, ma che abbiano anche un’ottima conoscenza delle informazioni raccolte e dell’analisi predittiva.

Una strategia di marketing fondata sui dati permette alle aziende di risparmiare tempo e di centrare l’obiettivo, inviando messaggi adeguati alle persone idonee al momento giusto. Investire in big data non è infatti solo un investimento per i propri clienti ma soprattutto per la crescita del proprio business.

 

L’industria del fashion nell’era di big data, intelligenza artificiale e machine learning

Il fashion Made in Italy, settore da 53 miliardi di fatturato, con oltre 46 mila aziende attive, oggi si trova a dover fare i conti con la rivoluzione digitale, che sconvolge ogni tipo di modello di business e di criterio di accesso al mercato. Un aspetto sempre più imprescindibile, sia per i grandi brand che per le piccole imprese e startup.

Sono molte le soluzioni innovative messe al servizio della vendita al dettaglio, ad esempio i big data impiegati nella gestione intelligente della dinamica dei prezzi, chatbot per consigli di stile come Mon Style oppure piattaforme di monitoraggio e gestione dei prezzi data driven come Edited.

Strumenti che aiutano a capire quali sono gli articoli preferiti, i canali più adeguati e il prezzo adatto mediante raccolte di dati, previsione della domanda, gestione ottimale degli stock e conoscenza della concorrenza.

Tutte le aziende ormai devono gestire al meglio i propri dati. Edited, fondata a Londra nel 2009, ne offre l’analisi in tempo reale, consentendo di guidare le vendite, individuare le lacune nel mercato e riempirle velocemente con il prodotto perfetto, calibrando i prezzi con il vero valore di mercato. Una grande modifica e rivoluzione strategica quindi del proprio processo di vendita al dettaglio.

Limitarsi ad analizzare i propri dati e informazioni non è più sufficiente. Per avere il polso del mercato è necessario invece esplorare interamente il web, come fanno Google e gli altri motori di ricerca. Il machine learning è un sistema necessario per analizzare i contenuti della rete in modo metodico e automatizzato, prendendo in considerazione i siti di riferimento in tutto il mondo. Non è una semplice raccolta di informazioni, ma il modo migliore di utilizzare e aggiornare i dati. Il sistema esamina ad esempio ogni giorno i capi simili tra loro, più di 40 milioni, li confronta e li contestualizza, suggerendo nuove strategie di prezzo ai retailer.

La virtual stylist Sophie, della startup australiana Mon Style, è invece un’assistente virtuale per lo shopping, che fonda le proprie ricerche sul machine learning e sull’intelligenza artificiale, creata per personalizzare l’esperienza di acquisto online. Grazie alle tecnologie più innovative di intelligenza artificiale associate alle conoscenze di esperti di moda, Sophie, compone infatti milioni di prodotti acquistabili in rete e, grazie al deep learning e alla visione artificiale o computer vision, fornisce consigli accurati in tempo reale. Dai negozi online di abbigliamento più popolari, il bot offre una selezione di capi adatti e personalizzati per i propri clienti. Un personal shopper fidato che conoscendone i gusti, aiuta gli acquirenti a creare il proprio look.

Non è un semplice trend, né si riduce a elementari soluzioni di connessione di ultima generazione, l’Industry 4.0 rappresenta un’idea di fabbrica rivoluzionaria, che sta guidando lo sviluppo industriale verso le rinnovate esigenze di mercato: servitizzazione, customizzazione e produzione su misura.

 

L’inizio dell’autosufficienza delle macchine

Con la quarta rivoluzione industriale, si confonde sempre più la linea di separazione tra il mondo fisico e quello digitale. L’applicazione della Blockchain, ad esempio, migliora significativamente l’autenticità e l’integrità dei dati relativi ad oggetti fisici o servizi e rendere sicure e convenienti le transazioni. Ma ci sono ancora molti limiti in termini di scalabilità, requisiti di risorse informatiche e costi di transazione.

Sta quindi facendo parlare di sé un nuovo progetto: IOTA. Si tratta di una tecnologia giovane, con una base crittografica non ancora pienamente collaudata ma con un potenziale promettente, creato per essere utilizzato nell’Internet of Things, per fornire comunicazioni e forme di pagamento sicure tra le macchine. Contrariamente alle precedenti, basate su Blockchain complesse e gravose, IOTA è stata creata nel 2015, pensando alle transazioni automatiche tra macchine per trasferire criptovalute a zero commissioni.

Il progetto sfrutta il sistema Tangle, con un’architettura completamente nuova che si basa su algoritmi sicuri e un livello di protocollo che si concentra sulla convalida delle transazioni in una struttura di diagramma Aciclico Diretto (DAG).

Una delle principali differenze con la Blockchain è che in IOTA ogni partecipante della rete è attivo nel consenso e nella convalida delle transazioni. Quando un dispositivo effettua una transazione e la trasmette alla rete, per protocollo o “per impostazione predefinita”, deve convalidare due transazioni precedenti. Una vera rete peer-to-peer di macchine per le macchine.

Questo nuovo approccio presenta quindi molti vantaggi come il decentramento, la scalabilità, nessun costo di transazione e tempi di esecuzione ridotti.

In un futuro mondo IoT, dove le macchine fanno transazioni tra loro, i dispositivi intelligenti scambieranno piccoli e grandi pacchetti di dati lungo una supply chain dinamica. Si stima che nei prossimi anni ci saranno più di 50 miliardi di dispositivi connessi a Internet, con relativi servizi e micro-transazioni.

Con IOTA, i dispositivi verranno trasformati in “macchine economicamente indipendenti” con capacità di effettuare autonomamente transazioni. Prossimamente possiamo quindi aspettarci che una macchina sarà in grado di pagare il suo assemblaggio, la sua manutenzione, la sua energia e anche per la sua assicurazione di responsabilità fornendo dati, potenza di calcolo, storage o servizi fisici alle altre macchine.

Per la prima volta nella storia i dispositivi saranno perciò in grado di ricavare e spendere denaro da soli, trasformandosi in entità che tengono traccia delle entrate e delle spese connesse con le proprie attività.

Le macchine potranno così raggiungere l’auto-governo, uno scenario che anticipa l’inizio della loro autosufficienza.

 

La “digitalizzazione” del farmaco

Presto le confezioni dei farmaci potranno interagire con le app degli smartphone attraverso microcircuiti integrati che invieranno segnali ogni volta che si assume il farmaco, così sia il medico sia il paziente potranno monitorare la terapia passo dopo passo. È l’innovazione dei “beyond the pill”, cioè i servizi che vanno “al di là della terapia” e che le aziende farmaceutiche offrono ai pazienti per semplificare l’accesso alla salute.

Anche il comparto farmaceutico sta percorrendo quindi la transizione verso la digitalizzazione e la personalizzazione dell’offerta, grazie alla collaborazione con i big player di internet, da Amazon a Google. Si profilano infatti all’orizzonte numerose opportunità di collaborazione tra i due comparti, dalla prevenzione al post-terapia, cogliendo le opportunità fornite da big data e intelligenza artificiale per puntare alla personalizzazione della proposta per ogni paziente.

La tecnologia permette di innovare sia le modalità di produzione del farmaco, che il rapporto con il paziente. L’analisi in tempo reale di un’enorme quantità di dati agevola le attività di ricerca e messa a punto delle cure, trasformando il farmaco da semplice prodotto a “percorso terapeutico”, grazie all’interazione con i sistemi per la diagnostica e gli altri dispositivi medici, così da permettere un monitoraggio continuo che potrà consentire di sviluppare soluzioni per prevenire l’insorgere delle malattie o comunque coglierne i sintomi con largo anticipo.

In questo ambito si possono aprire ampi spazi di azione sia per i giganti del web che per le PMI e per quelle startup che offrono servizi personalizzabili nell’ambito della salute.

Con l’opportuna attenzione ai temi della privacy, tutto ciò potrà portare a breve grandi vantaggi in termini di nuove cure e miglioramento della qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo.

 

La Federazione Carta Grafica partner dei Digital Innovation Hub per Industria 4.0

La Federazione Carta e Grafica (Assocarta, Assografici, Acimga), che in Italia rappresenta un comparto da 16.000 imprese e circa 24 miliardi di fatturato, ha da tempo avviato, in collaborazione con SDA Bocconi, un percorso di indagine volto alla creazione di vademecum pratici su come implementare l’Industry 4.0 sia a livello macro, all’interno di ciascun segmento produttivo della filiera, che a livello micro, nelle singole aziende.

L’iniziativa punta a sviluppare “istruzioni per l’uso” dei paradigmi 4.0 specifiche, sia per tipologia di segmento (produzione di carta, produzione di macchine per la stampa ed il converting e produzione di stampati cartotecnici, rigidi e flessibili) che per tipologia di azienda. Ciò aiuterà le aziende ad impostare strategie e tattiche verso un’organizzazione 4.0 non solo da un punto di vista tecnologico ma anche organizzativo, declinando concretamente quindi efficienza ed efficacia organizzativa, per non perdere competitività in ambito nazionale ed internazionale.

I frutti di questo progetto saranno messi a disposizione dei Digital Innovation Hub (DIH) in occasione dei workshop del programma “Industry 4.0 – Preparati al futuro”, nell’ambito dei quali saranno attivati specifici momenti dedicati al settore Carta e Grafica, attraverso i quali presentare e sottoporre alle imprese un vero e proprio check up, al termine del quale le imprese riceveranno un primo posizionamento individuale e suggerimenti per implementare la digitalizzazione I4.0, da integrare poi con un più approfondito percorso di assessment realizzato direttamente dai DIH.

Per partecipare all’iniziativa consulta il calendario dei workshop di “Industry 4.0 – Preparati al futuro” con le tappe in cui sarà possibile approfondire le specificità del settore Carta e Grafica.

 

La trasformazione digitale si basa sulla leadership

Quando si tratta di trasformare con successo un’organizzazione, la leadership resta il fattore più importante e forse anche essere il più difficile da controllare. Come i casi Dell Hell e il rinnovamento di SAP insegnano, gli esempi di trasformazione digitale di maggior successo coinvolgono solitamente i leader che guidano in prima persona o che comunque sostengono apertamente il cambiamento.

Rispetto a quella classica, la leadership digitale impiega gli strumenti tecnologici di ultima generazione, come ad esempio le piattaforme di feedback dei dipendenti e i blog CEO. Le soluzioni all’avanguardia per la collaborazione, la comunicazione e l’amministrazione consentono quindi alle aziende di creare approcci inediti alla propria organizzazione, aprendo la strada a modi totalmente innovativi di esercitare la leadership.

Strumenti sempre più intelligenti per la gestione delle informazioni o per l’analisi in tempo reale delle prestazioni oltre a consentire un accesso più immediato ai dati aziendali, lasciano infatti il posto a nuove forme di processo decisionale. Parlando di feedback, tecnologie come i social network aziendali, ad esempio, non solo rendono la collaborazione più facile per tutti all’interno di un’azienda, ma sono anche un modo semplice per i leader e i responsabili di ottenere una visione non filtrata di ciò che accade nell’intera organizzazione.

Gli strumenti di comunicazione digitale inoltre sono molto più personalizzati rispetto alla maggior parte dei media, consentendo di creare una relazione più intima e personale, su una scala molto ampia. Oggi i software più dinamici permettono di migliorare i modi in cui i dipendenti lavorano, collaborano e si organizzano, modificando, a loro volta, il modo in cui il lavoro può essere strutturato e organizzato.

La trasformazione digitale è una grande sfida. Richiede alle aziende un grande sforzo, come ad esempio quello di monitorare l’ambiente per sviluppi digitali rilevanti, nuovi canali di distribuzione e nuovi comportamenti con i clienti. Per questo motivo occorre identificare le capacità digitali da costruire, lungo l’intera catena del valore e attraverso tutte le funzioni, assumendo le persone giuste e assicurandosi di farlo in modo agile.

Perché la trasformazione digitale fondamentalmente è un costante adattamento organizzativo a un ambiente in continua evoluzione, ad un alto ritmo e con una destinazione ancora in parte sconosciuta.

 

Le “tendenze” della trasformazione digitale

Al giorno d’oggi la tecnologia influisce su tutti gli aspetti della produzione ed ha il potenziale per intervenire su ogni area operativa, dall’applicazione pratica ai modelli di business innovativi.

Nel gennaio di quest’anno, Jabil Circuit Inc., la società americana che opera nel settore della produzione di componenti elettronici, ha sponsorizzato un sondaggio per comprendere meglio le tendenze e le sfide che i marchi stanno affrontando lungo il percorso verso la trasformazione digitale.

Rispetto al 2016, anno in cui l’analisi è stata precedentemente svolta, l’ambito del panorama digitale risulta molto mutato. In questo scenario di cambiamenti frenetici, per rimanere pertinenti e garantire una crescita opportuna, i brand devono essere più flessibili e guidare l’innovazione alla velocità del digitale, anche per garantire una migliore esperienza al cliente.

Spesso assistiamo a sforzi di trasformazione digitale focalizzati su progetti ad hoc o verso un singolo ambito dell’impresa. Tuttavia, questi tentativi sconnessi non aiutano le aziende a padroneggiare gli strumenti della trasformazione digitale. Ecco perché un cambiamento a livello aziendale richiede il coinvolgimento di team interfunzionali.

Uno dei segni più affidabili dell’impegno strategico di un’azienda è il livello di attenzione da parte della leadership senior. L’85% degli intervistati infatti afferma che i dirigenti comprendono le criticità e sostengono gli sforzi di innovazione digitale dimostrando un netto aumento rispetto a due anni fa, quando era “solo” il 78% a riferirlo.

Secondo il sondaggio, mentre la trasformazione digitale ha il potenziale per guidare risultati importanti, le limitazioni dell’infrastruttura, come ad esempio capacità di rete inadeguate e applicazioni che non potrebbero integrarsi con i nuovi sistemi, hanno influito sulle attività di tre quarti, più del 75%, dei marchi.

Pertanto è confortante vedere che quasi la totalità delle aziende, il 99%, sta stabilendo priorità nelle iniziative di trasformazione digitale, investendo nelle proprie infrastrutture tecnologiche e nelle proposte di cloud, mobilità, big data e intelligenza artificiale.

Come per qualsiasi viaggio, gli investimenti devono però cominciare all’interno, per impostare i sistemi cardine in grado di sostenere il futuro digitale dell’azienda. Solo dopo sarà quindi possibile e auspicabile orientarli verso il cliente, in modo da fornire il supporto necessario e sviluppare nuovi flussi di entrate incrementali.

Dato il livello di investimenti che i brand stanno effettuando nella propria trasformazione digitale, non sorprende la previsione di un aumento di ritmo nel prossimo futuro. In tanti infatti hanno pronosticato un’accelerazione nei prossimi tre-cinque anni.

Il passaggio significativo dai progetti ad hoc alla digitalizzazione strutturata dimostra un importante passo lungo il percorso di trasformazione digitale, poiché tali iniziative aumentano nella rilevanza complessiva dell’azienda.

 

Mobile World Congress 2018

Dal 26 febbraio al 1 marzo 2018, aprirà a Barcellona il Mobile World Congress, da oltre trent’anni l’evento più atteso per i progetti tecnologici più innovativi del panorama internazionale.

Con oltre 100.000 delegati, circa 2.300 espositori e 170 delegazioni governative, occupando 100.000 metri quadrati di superficie espositiva, l’MWC è infatti indubbiamente l’appuntamento di riferimento a livello mondiale per il settore tecnologico nel campo delle nuove tecnologie e del mobile.

Eccellente piattaforma di lancio dei migliori smartphone, smartwatch, tablet e altri dispositivi connessi, svelerà le principali innovazioni messe in commercio in questa prima parte dell’anno.

Ma non solo smartphone. In mostra anche numerose invenzioni specialistiche tra cui display flessibili, chipset all’avanguardia, soluzioni di intelligenza artificiale di nuova generazione oltre a numerose app, software e accessori.

Sarà inoltre possibile assistere a numerosi incontri dimostrativi e interventi su tematiche che riguardano la quarta rivoluzione industriale, l’innovazione, le nuove tipologie di servizi del futuro, il consumatore digitale e la tecnologia all’interno della società.

Tra le proposte presentate anche il progetto sulla tecnologia Blockchain e la sua applicazione nella catena produttiva per assicurare sicurezza e tracciabilità nelle transazioni economiche.

Per velocizzare i tempi di ingresso alle sale espositive, l’organizzazione ha adottato un sistema di riconoscimento facciale, oltre alla tecnologia NFC e Bluetooth presente nei badge.

Il Festival è anche caratterizzato da un impatto ambientale sostenibile. Tutti i tappeti e la carta utilizzati, così come l’ottanta percento dei suoi materiali da costruzione, sono infatti realizzati con materiali riciclati e alla fine del congresso saranno nuovamente riutilizzati. Un evento che è un connubio perfetto tra innovazione, tecnologia e sostenibilità!

 

Nuovi modelli di business abilitati da Industria 4.0

Lo sviluppo di innovazioni in diversi contesti tecnologici, e il loro contributo alla cosiddetta quarta rivoluzione industriale, hanno portato alla nascita di nuovi modelli di business abilitati dall’Industria 4.0.

Sensoristica, Iot e cloud computing, ad esempio, consentono la produzione di una quantità inimmaginabile di informazioni, meglio distribuite rispetto al passato, aprendo ad una vasta gamma di servizi e facilitazioni per le imprese. Questo consente, non solo la riduzione di asimmetrie ed errori nell’intero sistema di produzione di un’azienda, ma anche una diversa allocazione delle risorse e l’applicazione di nuovi rapporti contrattuali tra fornitori e clienti.

In altri casi, invece, il nuovo modello di business è abilitato dalle caratteristiche intrinseche alla tecnologia stessa. Come nel caso della stampa 3D e dei vantaggi che la manifattura additiva porta nella produzione, nella gestione delle scorte di magazzino e nella movimentazione logistica.

È indispensabile, comunque, che tali trasformazioni vengano accompagnate anche da un cambiamento culturale. Occorre attuare uno sforzo di formazione che guidi tutti gli individui coinvolti nel processo, così che siano comprese a pieno le potenzialità e l’impatto di tale rivoluzione.

Il progetto “Ricomincio da 4”, sviluppato da Federmeccanica e Federmanager con il supporto di Fondirigenti, offre la possibilità di approfondire la conoscenza dei nuovi modelli di business e degli ulteriori argomenti relativi alle innovazioni tecnologiche dell’Industria 4.0, visita il link: https://ricomincioda4.fondirigenti.it/

 

Perché il grafene è il materiale del futuro

Nel 2004 Andre Geim e Konstantin Novoselov, mentre conducevano esperimenti su un cristallo di grafite, riuscirono a isolarne una foglia per caso grazie a del comunissimo nastro adesivo. Scoprirono così il grafene, un materiale straordinario, destinato a cambiare la nostra vita di tutti i giorni.

Il grafene è costituito da un singolo strato di atomi di carbonio e quindi considerato bidimensionale, nonostante ciò ha la resistenza di un diamante (cento volte più solido dell’acciaio) e la flessibilità della plastica. Un “super-materiale” quindi che, grazie alle sue caratteristiche, ha diverse possibilità di impiego, in particolare nel campo tecnologico, ad esempio dai sensori per le impronte digitali e per la rilevazione della frequenza cardiaca agli schermi flessibili.

È inoltre un conduttore di grande efficienza, a temperatura ambiente è più rapido di qualsiasi altro materiale conosciuto, in grado di caricare da 100 a 1000 volte più velocemente rispetto alle batterie tradizionali.

I ricercatori del Gwangju Institute of Science and Technology hanno sviluppato dei super-condensatori a base di grafene che si possono ricaricare completamente in soli 16 secondi ed essere riutilizzati circa 10.000 volte, senza avere una riduzione significativa delle capacità.

La società Directa Plus di Lomazzo (Como), leader nell’applicazione del grafene nel mondo tessile, crea invece tessuti con proprietà antistatiche, altamente conduttivi, schermanti le onde elettromagnetiche e in grado addirittura di cambiare la temperatura del corpo umano. A breve potremmo avere quindi maglie sportive che si riscaldano o rinfrescano a seconda della stagione.

Con le lenti a contatto in grafene, create da Zhaohui Zhong dell’Università americana del Michigan, sarà invece possibile vedere al buio. Attualmente utilizzate nelle fotocamere all’infrarosso per percepire oggetti e persone tramite la conduzione termica, potranno essere impiegati per individuare prodotti chimici dispersi nell’ambiente oppure per monitorare il flusso sanguigno all’interno del corpo umano.

Il grafene ha infatti tutto il potenziale per influire anche sull’industria farmaceutica, abilitando ad esempio la somministrazione mirata di componenti farmacologiche a livello cellulare oppure nella creazione di impianti bionici, come le retine artificiali. Le nanoparticelle di grafene non sono tossiche fino alla concentrazione di 50 µg/ml. Questo significa che, a basse dosi, sono sicure per le applicazioni biomediche.

Le sue proprietà uniche sono quindi preziose in molti settori. Anche se, in questo momento, la produzione richiede una grande quantità di energia ed è quindi molto costosa.

L’Unione Europea ha però recentemente finanziato con un miliardo di euro il progetto Graphene Flagship. L’obiettivo è quello di riunire ricercatori accademici e industriali per portare il materiale dai laboratori universitari alla società, generando così una crescita economica europea, nuovi posti di lavoro e nuove opportunità nell’arco dei prossimi dieci anni.

Nella speranza che il grafene riesca ad avere presto costi di produzione inferiori, il suo business continua comunque ad essere fervido, generando un mercato mondiale che, secondo IlSole24Ore, varrà circa 675 milioni di dollari nel 2020, con un tasso di crescita annuale del 58,7%.

 

PREMIO CAMPANIA DIGITAL INNOVATION HUB

Il DIH Campania ha lanciato il Premio Campania Digital Innovation Hub che ha la finalità di incentivare attività imprenditoriali innovative, sostenendo gli imprenditori che investono sulle tecnologie legate a Industria 4.0 e favorendo la nascita di imprese innovative in chiave 4.0.

L’iniziativa prevede tre tipologie di premio di importo pari a 40.000 euro ciascuno per le seguenti categorie:

  • Nuove idee imprenditoriali Industria 4.0
  • Innovazione di prodotto nell’Industria 4.0
  • Innovazione di processo nell’Industria 4.0

Requisiti, modalità di partecipazione e termini per la presentazione dei progetti sono disponibili sul sito del DIH Campania al seguente link: http://www.campaniadih.it/premio/

 

Prendi un oggetto X e aggiungi l’AI: l’era dell’automazione intelligente è alle porte

Alan Turing, nel 1950, sosteneva per la prima volta le possibilità di simulare per via computazionale alcune facoltà cerebrali umane, con l’obiettivo di trovare un criterio per poter stabilire se una macchina fosse in grado di “pensare”. Nel 1997 un supercomputer chiamato Deep Blue ha sconfitto il campione mondiale di scacchi Gary Kasparov. Un anno dopo, Alberto Broggi, professore all’Università di Parma, realizza Argo, una Lancia Thema in grado di percorrere quasi duemila chilometri in sei giorni, in completa autonomia. IBM Watson, un sistema di intelligenza artificiale, in grado di rispondere a domande espresse in un linguaggio naturale, è diventato, nel 2011, il campione mondiale del game show statunitense Jeopardy.

Queste imprese hanno una sola cosa in comune: sono state tutte alimentate dall’intelligenza artificiale, dal deep learning e dagli altri ambiti ad essi correlati.

Tra i team e le aziende attivi oggi, i più interessanti sono infatti proprio quelli che combinano l’esperienza nell’intelligenza della macchina con un’altra tecnologia come la visione artificiale, l’elaborazione del linguaggio naturale o il riconoscimento vocale.

Siri e Google Now connettono la tecnologia basata sul linguaggio naturale (Natural Language Processing) con quella di riconoscimento vocale, permettendo di fare domande a un computer e ricevere risposte vocali.

Viv, una piattaforma che consente agli sviluppatori di creare un’interfaccia intelligente, sta sviluppando una tecnologia che fa un ulteriore passo in avanti, fornendo ai computer una memoria di conversazione e consentendo follow-up e chiarimenti.

La diagnostica medica è un caso d’uso ideale per i computer intelligenti con competenze linguistiche. È del tutto possibile che IBM Watson sarà infatti presto il miglior dottore del mondo, preciso, con accesso a tutte le conoscenze mediche aggiornate e disponibile a chiunque 24 ore al giorno.

Narrative Science sta invece addestrando i computer a scrivere notizie e Agenti di viaggio online è un assistente di viaggio in grado di organizzare autonomamente le vacanze di chiunque.

L’elenco delle possibilità è sconfinato. I computer inizieranno a eseguire tutti i tipi di attività di comunicazione e ispezione visiva in modo più rapido, economico e preciso rispetto all’uomo.

“I piani aziendali delle prossime 10.000 startup sono facili da prevedere, la formula sarà semplicissima: prendere un oggetto X e aggiungere l’AI” sostiene Kevin Kelly, cofondatore di Wired e teorico della cybercultura. L’Intelligenza Artificiale è ormai realtà quotidiana.

 

Speedhub: è operativo il Digital Innovation Hub di Confindustria Verona

Nasce Speedhub, il Digital Innovation Hub fondato da Confindustria Verona. Valorizzando le specificità e le competenze del territorio, avrà una sua specializzazione sui temi della logistica industriale e supply chain che, se sviluppate secondo una strategia “digital”, possono aiutare l’azienda ad avere un approccio nuovo nella catena del valore e raggiungere il cliente in modo più efficiente, trasparente ed efficace.

Il DIH fornirà alle imprese servizi legati a Industria 4.0 utilizzando da un lato, le elevate competenze complementari già presenti in Confindustria Verona sul versante finanziario, fiscale e della formazione e, dall’altro, il know-how sul fronte tecnologico che deriva dalla rete di collaborazioni con importanti soggetti dell’ecosistema dell’innovazione quali primarie università italiane e centri di ricerca.

Per ulteriori informazioni visita il sito web dedicato, www.fondazionespeedhub.it, o scrivi a [email protected] per avere maggiori informazioni.

 

Tenere il passo con la tecnologia sul posto di lavoro

Insieme ai progressi dell’informatica, dell’intelligenza artificiale e della robotica, la tecnologia nei nostri luoghi di lavoro sta cambiando a un ritmo sempre più rapido.

Dai sistemi monolitici del passato che gestivano l’intera azienda fino alle odierne applicazioni basate sul cloud, accessibili e gestibili in tempo reale da tablet e smartphone, tutto sembra cambiare da un giorno all’altro.

Ora, oltre a mantenere il know-how tecnico, manager e professionisti devono quindi assicurarsi di rimanere aggiornati sulle ultime tecnologie, per la gestione e l’adeguamento continuo delle proprie attività.

Il volume di dati che siamo in grado di raccogliere nelle nostre organizzazioni è infatti notevole. Interagiamo continuamente con i clienti, dalle vendite, all’assistenza clienti e sui social.

Grazie all’avanzamento dei dispositivi e delle piattaforme software ci sono inoltre nuovi modi per interagire con i membri del team e i colleghi.

Sono sempre in aumento le applicazioni software e i sistemi operativi con funzioni di chat e video integrate che consentono alle persone di vedere e comunicare con chi è online e disponibile.

L’aggiornamento rispetto ai progressi tecnologici è quindi una parte sempre più importante del ruolo di un manager.

I migliori manager sono infatti sempre alla ricerca di nuove funzionalità che consentano loro di servire i propri clienti, interni ed esterni, in modo più efficace, migliorando il rendimento e riducendo i costi.

Sono innumerevoli i modi in cui un manager può rafforzare la sua conoscenza in materia. Ad esempio può leggere le pubblicazioni, i quotidiani e i periodici che presentano le modalità con le quali le aziende innovative applicano i nuovi sistemi.

Oppure partecipare agli eventi al di fuori del proprio settore e visitare gli stand in cui vengono esposte le novità tecnologiche, oltre a seguire sui social gli esperti di tecnologia e di business. Ma anche approfittare di ogni opportunità di formazione offerta dai fornitori di software della propria azienda.

È facile infatti perdere la cognizione del mondo esterno quando siamo al sicuro dietro le mura delle nostre organizzazioni.

In questo modo molti manager sviluppano una visione ridotta, facendo affidamento solo sui membri del proprio team, escludendo il resto del mondo, in continua evoluzione, in cui viviamo.

È fondamentale invece tenersi aggiornati sugli ultimi sviluppi tecnologici e lavorare con il proprio team per esplorare, sperimentare e adottare nuove tecnologie che possano avvantaggiare la propria attività.

 

Trasformazione digitale, molto più di una semplice tecnologia

Quando si parla di trasformazione digitale, il discorso si concentra inevitabilmente sulle tecnologie. Dopotutto sono loro, come ad esempio l’apprendimento automatico, l’intelligenza artificiale, l’automazione e la produzione additiva che guidano le aziende lungo il percorso verso il cambiamento radicale.

Ma questa trasformazione non riguarda esclusivamente la tecnologia. La digital transformation indica infatti un insieme di innovazioni culturali, organizzative, sociali, creative e manageriali, oltre che tecnologiche.

L’indagine Simply Talent: A Western European Perspective, svolta da Oracle, rivela che il coinvolgimento dei dipendenti è una delle sfide più importanti in questa fase storica e riveste un’importanza strategica per la crescita organica dell’intera azienda.

La chiave, a questo punto, è proprio la capacità di far leva su tecnologie capaci di offrire ai manager validi strumenti di comunicazione, analisi e coordinamento, anche per favorire lo sviluppo di scambi operativi più personalizzati e gratificanti.

Mentre le aziende si preparano quindi a intraprendere il loro viaggio verso la trasformazione digitale, è fondamentale che i leader siano trasparenti e comunichino spesso e in maniera diretta con il proprio team.

Il mondo sta cambiando rapidamente, nuove tecnologie e capacità vengono introdotte alla velocità della luce. Pertanto, come parte dei piani di trasformazione digitale, occorre dedicare il tempo necessario a comprendere l’impatto che hanno le varie tecnologie sull’organizzazione. Piuttosto che reagire ad ogni nuovo progresso tecnologico, sostenere quindi la preparazione della forza lavoro su come questi progressi procederanno nei prossimi anni.

Quando si considera il vero valore della trasformazione digitale non bisogna pensare quindi solo in termini di efficienza e risparmio sui costi che le tecnologie consentono, bensì al vero valore del cambiamento, in modo da concentrarsi su un lavoro di alto livello e di grande impatto, per favorire la crescita dell’azienda.

Questo atteggiamento svela uno scenario, un modello evolutivo e una nuova dimensione in cui i dipendenti possono apprendere, definire priorità e decidere in modo più rapido.

Riguardo la pianificazione per la trasformazione digitale, dobbiamo anche considerare le tecnologie che utilizzeremo e quali competenze occorre avere per prosperare in una nuova realtà. Perché oltre alla preparazione della forza lavoro, lo sviluppo delle capacità dei dipendenti contribuisce anche a creare una cultura del posto di lavoro migliore, necessità imprescindibile per il benessere di un’azienda.

Tutto inizia infatti con dipendenti felici, istruiti, ispirati e impegnati. La loro felicità si traduce in clienti soddisfatti e a loro volta in azionisti gratificati. Il digitale è solo il mezzo per raggiungere questo obiettivo finale.

 

Una flotta di sommergibili autonomi in cerca di minerali e tesori subacquei

Un team di DeepWater da tre anni sta sviluppando il DeepWater Syst ©, un esclusivo sistema d’informazione e misurazione su larga scala che impiega l’intelligenza artificiale per raccogliere e interpretare dati sulle formazioni naturali e sulle altre caratteristiche del fondo marino.

Dalle macchine subacquee dell’American Institute of Nordical Archeology nel 1977, passando per i robot subacquei, come ad esempio quelli che hanno scoperto il sito del naufragio del galeone spagnolo San José, oggi una flotta di sommergibili autonomi è in grado di esaminare autonomamente il fondale oceanico, rivelandone peculiarità, connotazioni e materiali presenti.

Con un sistema di riconoscimento degli oggetti sottomarini, sviluppato sulla base del framework TensorFlow, i sommergibili autonomi sono in grado di identificare le navi affondate, i depositi minerari ed eventuali anomalie subacquee con simulazioni effettuate su un Virtual Underwater Simulator (UWSims) di 10.000 km2. Basandosi su questa tecnologia di scansione subacquea, arricchita con l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, i sommergibili autonomi forniscono informazioni alla rete neurale DeepWater, che impara così a riconoscere autonomamente i modelli sottomarini.

Con le informazioni raccolte, verrà quindi realizzato un database centralizzato di relitti subacquei e risorse minerarie, che sarà disponibile sulla piattaforma d’asta online DeepWater Market © per qualsiasi utente interessato.

In programma c’è inoltre la scansione sistematica dei fondali marini lungo le rotte commerciali storiche tra il Nuovo e il Vecchio Mondo nel Mar dei Caraibi, negli Oceani Atlantico e Pacifico.

Con l’attuale tendenza, nei prossimi 20/30 anni il mondo esaurirà la maggior parte dei suoi giacimenti minerari. In questa prospettiva, l’estrazione in acque profonde diventa un’opportunità di investimento sempre più interessante. Oltre al petrolio e al gas, infatti il fondo oceanico contiene una grande quantità di risorse come il carbone, minerali, fosfati, zolfo e pietre preziose.

Deepwater Syst © è quindi un’innovazione dirompente sul mercato, che cambierà profondamente il business del recupero e delle attività minerarie in acque profonde.

 

Vivere in un mondo “immateriale”

La tecnologia sta rapidamente cambiando il mondo che viviamo. Il “mondo delle cose” è una realtà che nessuna società può più permettersi di ignorare. Ogni cosa tradizionale, che fino ad oggi era familiare, presto cesserà di esistere, a favore di una nuova realtà, non più basata sul prodotto finale ma sulla sua idea.

Nel 1998 Kodak aveva 170.000 dipendenti e vendeva l’85% di tutta la carta fotografica nel mondo. Qualcuno poteva immaginare che solo pochi anni dopo i consumatori l’avrebbero abbandonata per il digitale?

Un valido esempio ci viene fornito dall’industria della moda. Il designer industriale Joshua Harris ha deciso di intraprendere un nuovo progetto: una stampante 3D che consente di riprodurre vestiti virtuali, acquistati online. L’obiettivo è quello di affrontare la rapida urbanizzazione della popolazione che probabilmente porterà, nei decenni futuri, ad una carenza di spazio nelle unità abitative urbane. La stampante di abiti, che si prevede sarà disponibile entro il 2050, ridurrebbe infatti la necessità di armadi, lavatrici e asciugatrici e, a livello industriale, eliminerebbe lo spazio utilizzato per i magazzini. Questi dispositivi rappresentano quindi una grande rivoluzione ecologica: oltre ad essere in grado di riciclare indumenti per crearne di nuovi, utilizzando fibre provenienti da vecchi abiti, rimuovono anche la necessità dell’intermediario per la consegna e l’inquinamento che ne consegue.

La transizione completa di molti settori economici e sociali da offline a online sta diventando inevitabile. Alcuni progettisti ucraini stanno già utilizzando un servizio chiamato Kwambio, una piattaforma di produzione che consente a qualsiasi utente di acquisire e replicare le proprie creazioni, gioielli o oggetti di design, utilizzando la tecnologia di stampa 3D, offrendo opzioni di personalizzazione senza precedenti.

Una produzione su richiesta quindi, dove l’utente sceglie il disegno da stampare, riducendo al minimo l’impatto ambientale, diminuendo il costo e rimodellando il futuro degli oggetti di uso quotidiano.

Gli analisti prevedono che entro il 2020 saranno connessi a Internet 30 miliardi di elettrodomestici e nei 5 anni successivi saliranno fino a 50 miliardi. Siamo sulla cresta dell’Industria 4.0, dove la simbiosi tra elettronica e software renderà ogni dispositivo domestico sempre più “intelligente”, in grado non solo di eseguire una serie di funzioni specifiche, ma anche di analizzare la situazione circostante, accumulare dati e produrre soluzioni su misura.

Tutti gli ambiti sociali che potranno essere digitalizzati lo saranno: istruzione, sport, assistenza sanitaria. Le aziende farmaceutiche stanno già lavorando ad un apparecchio che, scansionando la retina dell’occhio e analizzando la composizione del sangue, sarà in grado di identificare qualsiasi malattia sulla base di 54 parametri biologici. I produttori promettono inoltre di rendere il dispositivo e le relative cure mediche automaticamente accessibili, per garantire una valida assistenza a tutto il pianeta.

Le nuove tecnologie informatiche sono inoltre già in grado di rendere la didattica più interessante, efficace e produttiva. L’apprendimento consisterà sempre più in un mix di programmi educativi per computer, libri elettronici e lezioni online. Un esempio di successo è Coursmos, una piattaforma per l’istruzione online specializzata in corsi di breve durata, video lezioni di non più di cinque minuti l’una.

Nel 2016 ha già vantato oltre 36.500 corsi e ha attirato circa 2.000.000 di utenti, fornendo corsi divisi per categorie tematiche, abbracciando ogni ambito di conoscenza, dall’arte alla scienza senza trascurare l’educazione aziendale e la cucina.

Gli analisti prevedono che, fra soli 5 anni, il mercato IoT varrà 14,5 miliardi. Una cifra destinata a crescere, aprendo la strada a nuove applicazioni e specializzazioni. La disponibilità di informazioni e le possibilità tecnologiche offrono enormi risorse a chiunque sia pronto a creare e a produrre qualcosa di nuovo o a migliorare ciò che già esiste. Non c’è momento migliore per iniziare a lavorare in questa direzione. Benvenuti nel mondo “immateriale” del futuro!

Workshop di Confindustria Livorno Massa Carrara: “INDUSTRIA 4.0: DA OPPORTUNITA’ A NECESSITA’”

La rivoluzione digitale in corso a livello globale sta imponendo un ripensamento radicale nel modo in cui le imprese, di tutte le dimensioni e operanti in tutti i settori, generano e trattengono valore aggiunto al proprio interno. Il workshop organizzato dal Coordinamento Multinazionali e Grandi Imprese di CONFINDUSTRIA LI MS, si terrà il prossimo 26 Novembre a Livorno e coinvolge imprese associate che hanno già avviato con successo un percorso di trasformazione digitale, oltre a partner strategici, come la Scuola Superiore S. Anna, che saranno di supporto per affrontare il tema.

Per tutti i dettagli e per iscriversi al workshop, è possibile consultare il programma dell’iniziativa.