Secondo l’ultimo report pubblicato dal World Economic Forum, i maggiori rischi per il lavoro vengono dalla pandemia e non dall’automazione.
E’ vero che robot ed automazione elimineranno 85 milioni di posti di lavoro nel 2025, ma ne creeranno ben 97 milioni. Con un saldo positivo di ben 12 milioni di posti di lavoro su scala globale. Ovviamente questa “rivoluzione” del lavoro passa per un cambiamento dei profili lavorativi verso figure più istruite e dotate di competenze specifiche.
Le principali figure che verranno rimpiazzate dai robot, secondo il report, saranno impiegati per inserimento dati; segretari amministrativi ed esecutivi; impiegati contabili; commercialisti e revisori; operai addetti all’assemblaggio; meccanici e riparatori di macchinari. Mentre aumenteranno le opportunità lavorative per analisti di dati e data scientist; specialisti d’intelligenza artificiale e di machine learning; specialisti dei big data; specialisti in marketing digitale; specialisti dell’automazione dei processi; analisti della sicurezza delle informazioni; sviluppatori di software e applicazioni; specialisti dell’Internet of Things.
A fronte di questa evoluzione delle figure professionali, la vera minaccia per il lavoro è invece rappresentata dalle conseguenze economiche della pandemia da Covid-19: secondo le stime dell’Organizzazione internazionale del Lavoro, nei primi nove mesi del 2020 i redditi da lavoro nel mondo si sono ridotti di ben 3.500 miliardi di dollari, ovvero del 10,7% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Più che l’automazione, che porterà ad un cambiamento dei profili professionali, occorre quindi combattere e superare la pandemia per evitare la perdita di milioni di posti di lavoro.